Di Pietro, no a candidati alla Nichi Vendola

Del tutto inusuali il contenuto e il mezzo utilizzato a diffonderlo. Parliamo di Tonino Di Pietro, protagonista della settimana politica appena trascorsa, con una clamorosa svolta “a destra” della sua rotta, tanto da fare saltare dalla sedia numerosi suoi (ex?) sostenitori, dentro e fuori dal Parlamento. L’ultima intervista, in ordine di tempo, l’ha concessa niente di meno che a “Il Secolo d’Italia“, il giornale che fu di An, oggi tornato al Popolo della Libertà, con una nuova linea editoriale filo-governativa e berlusconiana. E non sarà di certo stato un caso che una tale intervista sia stata concessa a un quotidiano di destra, non tanto per l’importanza numerica che non ha, quanto per il messaggio che Tonino vuole mandare ai suoi alleati e all’elettorato. Inizia con uno sfogo contro il leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola, sostenendo che le primarie possono anche essere fatte, ma non con candidati come lui, a suo parere, populisti e che vedono in Berluscono l’unico loro problema.

Se tornassimo indietro nel tempo solo di alcune settimane, a sentire queste parole rimarremmo a dir poco esterrefatti, perchè il paladino dell’anti-berlusconismo archivia definitivamente l’anti-berlusconismo, sostenendo che questo fa ormai parte del passato, perchè il Cavaliere è al tramonto e nel 2013 non si ricandiderà.

Pertanto, dice Di Pietro, bisogna costruire un programma, un’alternativa credibile, non più basata sulla lotta alla figura di Berlusconi e ad Enrico Letta, che ironizzava sulle sue capriole politiche, Di Pietro risponde nel suo stile: “Letta vada a vendere le banane, glielo dico da contadino”.

Dobbiamo convivere con il nuovo Di Pietro, che nelle prossime settimane continuerà ad avere il collo più girato a destra, che verso quella sinistra che da qualche mese ha iniziato a scaricarlo. In una prospettiva post-berlusconiana, forse l’ex magistrato giudica che le cose che lo legano culturalmente al centro-destra possano essere maggiori di ciò che lo unisce alla sinistra.

Si farà una ragione di quanti, in questi giorni, dentro il suo stesso partito, hanno iniziato a interrogarsi se seguire o meno il loro leader. Di Pietro sembra più interessato a una prospettiva elettorale e non tanto a guidare un manipolo di qualche deputato in più o in meno, perchè non in Parlamento che ha costruito il suo consenso, bensì nel Paese, che gli ha regalato una maggioranza bulgara di sì ai suoi quattro quesiti, proprio perchè non ha accettato la logica della destra o della sinistra, ma del favorevole o contrario ai temi in questione. E il PDL non resterà di certo a guardare.

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