Giallo sul fisco, riforma dopo manovra?

Nella manovra che ieri il ministro dell’economia ha presentato al tavolo del vertice di maggioranza, in cui era presente il premier Silvio Berlusconi, non erano presenti le misure sul fisco, la cui riforma, per l’abbassamento delle aliquote Irpef, è fortemente voluta dalla maggioranza. A quanto si apprende, Tremonti avrebbe fatto passare la sua linea che consiste nel varo di una manovra finanziaria, quella da 47 miliardi tra il 2011 in corso e il 2014, solo dopo il quale si parlerebbe di riforma del fisco. Questo, forse, per lanciare un messaggio chiaro ai mercati finanziari turbolenti, per cui le tasse si abbasseranno solo avendo perseguito l’obiettivo del pareggio di bilancio.

E il balletto delle cifre inevitabilmente prosegue. Si parla ormai insistentemente di tre aliquote Irpef, del 20%, 30% e 40%, ma non si conscono ancora gli scaglioni. 

Le imposte sarebbero ridotte a cinque: Irpef, Ires, Iva, Imu e Irap. Quest’ultima sarebbe eliminata, a partire dal 2014, probabilmente assorbita dall’Imu.

Quanto al capitolo Iva, resta il più confuso, in materia fiscale. Da un lato, si vocifera dell’aumento dell’1% delle aliquote del 10% e del 20%, al fine di finanziare il taglio delle aliquote Irperf. Dall’altro lato, però, il ministro Romani e lo stesso premier tendono ad escludere che ciò sarà fatto.

Più sicuri, invece, due interventi: i contributi previdenziali dei collaboratori verranno elevati al 33%, dal 20% attuale, mentre quasi certamente l’imposta sulle rendite finanziarie sarà unica e al 20% (esclusi i titoli di stato, i cui interessi continueranno ad essere tassati al 12,5%). Fino ad oggi, infatti, le aliquote sono diversificate al 12,5% e al 27,5%, quest’ultima applicata solo agli interessi sui conti bancari e postali.

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