Cina, oggi i 90 anni sanguinari del Partito Comunista

Nella gremita Sala del Popolo di Pechino, il segretario del Partito Comunista Cinese, nonchè capo dello stato, Hu Jintao, ha celebrato il novantesimo anno della fondazione del partito, nato l’1 luglio del 1921, per opera di un gruppo di intellettuali, sebbene la fondazione vera e propria risalirebbe alla data del 23 luglio. La sala era occupata dalla cerchia selezionata dei dirigenti del PCC, che ha ascoltato un discorso un pò fuori dal clima di queste settimane, che vede la Cina intera impegnata in celebrazioni con feste, spettacoli, filmati e quanto altro sia utile a dare testimonianza della grandezza del partito comunista e dei risultati ottenuti in 62 anni di governo. Hu Jintao, in realtà si è soffermato più sulla necessità di fare pulizia interna, con l’estromissione e la punizione di coloro che si rendano complici o artefici di episodi di corruzione. Jintao ha, infatti, affermato che la lotta alla corruzione e i suoi risultati determineranno la vita o la morte del partito, ammonendo su un possibile allontanamento del partito dal popolo. Un discorso, quindi, poco auto-celebrativo e più rivolto a mandare un segnale di rigore, contro un flagello, quello della corruzione, che i dati testimoniano essere molto forte in Cina, a causa dello strapotere del partito e dei suoi dirigenti nella vita pubblica.

Con 73 milioni di appartenenti, il PCC è il più grande partito al mondo. Tuttavia, non si contano nel Paese gli episodi di espropri illegali di terre, di abusi sulla proprietà e i diritti altrui, il tutto in un quadro di corruzione, che la Banca Centrale della Cina ha calcolato in una fuga di oltre 87 miliardi di euro portati all’estero, da parte di 18 mila persone, che hanno accumulato tali ricchezze in modo illegale.

Il Partito Comunista prese il potere nel 1949, sotto la guida di Mao Zedong, dopo una dura e cruenta guerra civile contro i nazionalisti. Sotto Zedong fu avviata una campagna forzata di abbandono delle campagne, per favorire l’industrializzazione, con il risultato che morirono per fame tra 35 e 50 milioni di cinesi.

Dal 1966 al 1976, inoltre, fu messa in pratica la cosiddetta Rivoluzione Culturale, che portò alla carcerazione di decine milioni di persone e alla morte di altri milioni di cinesi.

Con l’arrivo di Deng Xiaoping nel 1976, successivo alla morte di Mao, si è avviata la fase di crescita della Cina, che sta avendo il suo culmine nell’impetuoso sviluppo di questi anni. Ma il partito comunista resta l’unico ammesso in Cina e ha diritto su tutto quanto accade nella vita pubblica del Paese, senza alcuna forma prevista di democrazia, anche nei prossimi anni.

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