Live: Yuck @ Radar Festival, Padova – 29 Giugno 2011

Ed eccoci di nuovo in pieni anni ’90: il cantante annoiato che si nasconde dietro ai suoi capelli, la bassista troppo cool per muovere più di qualche passo, il pubblico che tenta timidamente di pogare, ma per la maggior parte del tempo ciondola la testa. Se molti di questi ritratti vi sembrano familiari potrebbe stupirvi sapere che gli Yuck sono un giovane gruppo inglese, che i suoi componenti nei primi anni ’90 erano a malapena nati, e che sono ormai passati vent’anni dall’uscita di Nevermind. Anche se forse più che Kurt Cobain bisognerebbe tirare in ballo Pavement, Yo La Tengo e compagnia bella, visto che la band sembra rifarsi direttamente all’indie rock dell’etichetta Matador.

Autori di un bel disco uscito a Febbraio per la Fat Possum Records, gli Yuck si sono presentati a Padova per la prima data del loro breve tour italiano. Lo spazio concerti del Radar Festival, una specie di galleria di mattoni ricavata all’interno delle antiche mura della città, è decisamente insolito per un concerto rock, tanto che la band scherza “Benvenuti nel sotterraneo!”, prima di attaccare con Get Away.

E’ l’inizio di un concerto carico di distorsione, durante il quale gli Yuck tralasciano completamente alcune delle ballate presenti sul disco, per concentrarsi invece sui pezzi più tirati: The Wall è assolutamente perfetta nel suo andamento trascinante, mentre Operation e Holing Out mettono in evidenza anche le voci dei due chitarristi. E proprio l’affiatamento tra Max Bloom e Daniel Blumberg dà al gruppo la marcia in più per sollevarsi dal puro revival: la cura con cui vengono scelti gli effetti che filtrano il suono delle loro Jazzmaster riesce a dare varietà ad un suono ormai abbastanza codificato, che unisce senza alcuno sforzo melodia e rumore.

Dopo soli 40 minuti si chiude con il finale di Rubber, che viene spinta abbondantemente oltre la sua durata su disco in un tripudio di distorsioni alla Mogwai. Anche se il pubblico ha apprezzato l’esibizione, e domanda a gran voce il bis, i quattro inglesi non si faranno vedere: problemi di orario oppure mancanza di repertorio? Non lo sapremo mai, ma è certo che il gruppo, nonostante la giovane età, ha già le idee molto chiare. Lasciamoli crescere.

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