E nella manovra compare l’ennesima legge ad personam

È comparsa dopo il consiglio dei ministri, dopo che i responsabili dei dicasteri hanno letto e approvato la manovra: è lì nascosta nei 39 articoli e due allegati del testo “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria”, è l’ennesima legge “ad personam” (o in questo caso sarebbe più corretto dire “ad aziendam”) emanata dal Governo Berlusconi.

Nel testo consegnato al Quirinale compare il nuovo provvedimento per favorire l’azienda di famiglia del premier; una piccola modifica a due articoli del codice di procedura civile (283 e 373) per disinnescare la bomba che poteva travolgere il grande capo. Non è bastato il referendum che ha bocciato il legittimo impedimento, con gli elettori che in questo modo hanno voluto dire al governo di non gradire leggi fatte soltanto per Berlusconi; l’esecutivo tira diritto, diventa prestigiatore e tira fuori dal cilindro la modifica che permetterebbe a Mediaset di non versare i 750 milioni di risarcimento a De Benedetti decisi in primo grado sul cosiddetto Lodo Mondadori, la cui sentenza di appello è prevista per la prossima settimana.

Con la modifica dei due articoli presenti nella manovra finanziaria, anche se in appello venisse confermata la sentenza di primo grado, Mediaset non dovrebbe versare il risarcimento fino alla sentenza definitiva; nella nuova versione dei due articoli, infatti, il giudice è obbligato a sospendere, fino alla decisione della Cassazione, l’esecutività dei risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di “idonea cauzione”. Una norma che ha fatto andare su tutte le furie l’opposizione che parla di vergogna e di norma incostituzionale.

Va all’attacco Di Pietro che parla di provvedimento immorale e incostituzionale, di una disposizione che se confermata sarebbe la dimostrazione del fatto che il governo ha perso “il senso del limite e il senno”.  Parla di insulto al Parlamento il segretario del Partito Democratico Bersani, mentre l’ex alleato di Berlusconi Italo Bocchino (Fli) descrive la norma come un “grave atto del governo, sia perchè contiene un esplicito favore al premier sia perchè non ci sono i requisiti di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione”.

E se dal governo non arriva nessun commento, un giudizio assolutamente negativo è dato dall’Anm con il presidente Palamara che dichiara: “Se confermata sarebbe una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell’efficienza del processo civile, che determinerebbe una iniqua disparità di trattemento e che sarebbe, quindi, incostituzionale”. In sintesi l’ennesima legge fatta non per il bene del Paese ma per il bene del premier e che per giunta, beffa delle beffe, è inserita in un provvedimento che chiede ai cittadini ulteriori sacrifici per rimettere a sesto i conti pubblici.

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