E se aboliamo le province con un referendum? Lo propone “Il Tempo”

Pochi giorni fa alla Camera dei Deputati è andata in scena l’ennesima vergogna della casta, che vara sacrifici solo altrui, ma non taglia i privilegi a cui è fin troppo abituata. Come la reggia di Versailles alla vigilia della rivoluzione del 1789 in Francia, la casta politica italiana spera ancora di potere evitare il taglio ai suoi benefit, rimediando solo qualche limatura, peraltro poi tutta da verificare quanto ad applicazione pratica. La modesta caratura dei parlamentari attuali non lascia ben sperare, come ha dimostrato il voto, dicevamo, alla Camera di un paio di giorni fa, quando è stata bocciata una proposta, presentata da Di Pietro e votata solo da parte del Terzo Polo, che avrebbe abolito le province italiane. Niente. Maggioranza e PD si sono trovati compatti, l’una con il no e l’altro con l’astensione, nel respingere la proposta, mantenendo in vita un apparato di cui mai nessuno ha saputo spiegare le ragioni del loro esistere, se non in un frenetico clientelismo che la dimensione provinciale consente di gestire al meglio, con lievitazioni di spese di struttura e di caste politiche che non avrebbero ragione di esistere. Ma la rabbia tra gli elettori moderati, che su questa manovra hanno più di una ragione di protesta, dato l’aumento delle tasse sul risparmio, monta così tanto che qualcuno ha già pensato che non si può stare a guardare con le mani in mano.

E così, il quotidiano moderato “Il Tempo”, vicino al Popolo delle Libertà, ha ripreso oggi una proposta che tempo fa anche Vittorio Feltri su “Libero” aveva lanciato, ossia le firme contro le province italiane, ma con una novità che farebbe la differenza. Sul quotidiano, in cui si è dato libero sfogo alla delusione degli elettori del PDL, stufi della vergogna di certi personaggi che si annidano nel loro partito, pronti a difendere ogni privilegio della casta, si invita a raccogliere le firme per eliminare le province con un referendum abrogativo.

Non solo, ma potrebbe essere possibile l’eliminazione anche di altri organismi, come il CNEL, previsti dalla Costituzione, ma che servono solo a creare stipendi e posti di non lavoro per alcune personalità. Dunque, ancora una volta, qualche briciolo di riforma in Italia potrebbe venire dalla spinta dal basso, per via referendaria, non dall’immobilismo di una classe politica al capolinea.

 

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