Ma l’America non ride e cerca accordo per evitare il “default”

Se Bruxelles piange, Washington non ride. A volere essere più pignoli, gli americani sono messi molto peggio dell’Europa, ma per uno strano destino, le agenzie di rating si accaniscono contro gli stati europei, ignorando che gli USA hanno accumulato un debito e un deficit federali spaventosi, con la previsione di un forte rallentamento del tasso di crescita, un passivo da profondo rosso per la bilancia commerciale e tassi zero, che precludono a una nuova ondata sia di inflazione che di bolla immobiliare e finanziaria.

Ci sarebbero tutte le premesse per togliere qualche A dal rating sul debito USA, ma non avviene ancora. La minaccia più incombente si chiama per ora 2 agosto. Per quella data, infatti, deve essere trovato un accordo tra Casa Bianca e Congresso, che passa per il taglio del deficit da 2000 miliardi di dollari, senza il quale, i Repubblicani non consentirebbero al Tesoro di aumentare il tetto del debito, innescando un vero default.

Obama non può permettersi di passare alla storia come il presidente del primo fallimento americano, per questo ha aperto una sorta di tavolo delle trattative continuo, che dovrà essere aggiornato tutti i giorni, convocando le parti, al fine di arrivare a un accordo entro dieci giorni (a partire dalla scorsa domenica).

Le posizioni tra Repubblicani e Democratici sono ancora distanti, ma Obama non dispera di trovare un’intesa, che potrebbe consistere in un taglio sia al budget per la difesa, che per la sanità. Ma lo scoglio insormontabile sia chiama tasse. I Democratici le vorrebbero aumentare ai ricchi, i Repubblicani non vogliono che il deficit si riduca, aumentando le tasse, ma solo abbassando la spesa federale.

Forse, alla fine, la quadratura del cerchio verrà trovata, ma sta di fatto che la superpotenza mondiale è in una condizione di fragilità come mai prima. Preoccupa più di ogni altra considerazione, che il debito americano, per le agenzie di rating, abbia la stessa solidità di quello tedesco.

 

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