I due volti tristi della Roma

C’è una Roma felice a Riscone di Brunico. Una Roma che respira aria nuova, l’aria di chi sa di essere parte di un progetto ambizioso, di un progetto che condurrà, inevitabilmente, ad alzare dei trofei. E’ la Roma delle migliaia di tifosi accorsi per il ritiro a Riscone, mai così tanti. E’ la Roma di Luis Enrique che è sì, “Trabajo y Sudor“, ma è anche risate e canzoni. E’ la Roma dei nuovi e vecchi giovani affamati e vogliosi di mettersi in mostra, dai Canterani giallorossi Verre, Antei e Viviani, a Josè Angel e Bojan che già da Barcellona dice “Forza Roma” con tutto l’entusiasmo possibile.

Ma c’è un’altra faccia di questa Roma, o meglio due. Le facce di Vucinic e Menez, sempre più fuori da questo progetto, accigliate, un po’ in disparte, come nella festa in cui sono state messe all’asta le maglie della Roma. Ma anche in campo. Nella prima amichevole contro una rappresentativa locale, i due attaccanti entrati nel secondo tempo, non sono riusciti a mettersi in mostra, nemmeno in una partita in cui la loro classe, decisamente sopraffina, poteva essere messa in luce, laddove il dribbling e la giocata potevano scaldare i cuori dei tifosi, loro li hanno raggelati, portando ad una spaccatura ancora più profonda il rapporto con i supporters.

Roma, si sa, è una piazza calda, caldissima, come poche ce ne sono al mondo. Ma è anche una piazza che perdona tanto a chi indossa quella maglia. Una piazza che predilige chi esce dal campo con la maglia sudata a chi gioca controvoglia ma ha tecnica sopraffina. E, ovviamente, è questo il caso.

Ormai la cessione di questi due calciatori appare scontata. Questa nuova Roma ha bisogno di giocatori con il sorriso e la partecipazione al progetto, per tutti gli altri non c’è posto. “Trabajo y Sudor..y Entusiasmo“, le tre parole cardine della Roma di Luis Enrique, parole che non rientrano nel vocabolario di Mirko Vucinic e Jeremy Menez.

Impostazioni privacy