PD e mazzette, Penati si autosospende dal partito

Una svolta in parte clamorosa, quanto attesa, quella che riguarda il vice-presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Filippo Penati, uomo forte del Partito Democratico al Nord. Secondo quanto egli stesso ha dichiarato, si è autosospeso da tutte le cariche del partito, al fine di mettere quest’ultimo al riparo dalle vicende giudiziarie che lo hanno travolto di persona. Il riferimento è allo scandalo delle tangenti, con un presunto giro di tangenti ad amministratori pubblici del PD, ex DS, al Comune di Sesto San Giovanni, tra il 2001 e il 2002, in particolare, quando Penati fu sindaco della città; successivamente, s’indaga di operazioni molto sospette sotto la presidenza della provincia di Milano, sempre del Penati, particolarmente all’affare Milano-Serravalle.

E proprio per evitare che continuasse l’imbarazzo dei compagni di partito, Penati ha deciso non solo di rinunciare a tutte le cariche, ma anche di dimettersi da quella istituzionale alla Regione, dopo che nei giorni scorsi si era già autosospeso. Il motivo sarà spiegato di persona al gruppo consiliare del PD, ma la ragione consiste nel fatto che le indagini, che a una prima impressione sembravano destinate ad essere celeri, data la vasta risonanza mediatica del caso, potrebbero allungarsi e tenere Penati in un lungo guado giudiziario.

L’ormai ex capo della segreteria di Bersani ritiene che sia suo dovere nell’immediato cercare di recuperare l’onorabilità e la serenità per sè e la famiglia e respinge con forza le accuse di concussione, corruzione e finanziamento illecito al partito. “Non sono mai stato tramite di finanziamenti illeciti ai partiti a cui sono stato iscritto”, ha aggiunto Filippo Penati. Silenzio assordante da parte del segretario Pierluigi Bersani che, a quasi una settimana dallo scoppio della bomba dentro il PD, non ha ancora nemmeno commentato la vicenda, trincerandosi dietro una generica dichiarazione di sanità del partito. Dal PDL si sollecitano sue dichiarazioni. Dopo essere stato a capo di una campagna di stampa denigratoria degli avversari, su questioni di tipo giudiziario, è fin troppo ovvio che il duo Bersani-D’Alema non possa cavarsela con i “no comment”.

La vicenda rischia di travolgere i vertici del PD lombardo e di sfiorare con i classici “schizzi di fango” anche la segreteria nazionale, dato che Penati è stato uno stretto collaboratore di Bersani.

 

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