Silvio prova a scaricare Tremonti, ora abbia coraggio

Ricoverato in clinica per un’operazione al tunnel carpale, mai come adesso un intervento chirurgico cade in un momento più appropriato. In queste ore, infatti, il premier avrà la possibilità di tenersi lontano dalle telecamere e dai giornalisti, evitando di dire qualcosa di improprio o di impropriamente giusto sul caso Tremonti. Da giorni si vocifera che il ministro dell’economia sia a un passo dalle dimissioni, travolto dalla scandalo Milanese, il collaboratore di via XX Settembre e deputato PDL, oggetto di una richiesta di arresto, e poi c’è la questione della casa romana in cui alloggiava, da questi pagata in suo favore.

Si racconta che martedì Tremonti abbia chiamato Berlusconi, chiedendogli una difesa pubblica, altrimenti si sarebbe dimesso. Pare che il premier gli abbia risposto: “Tu chiedi di difenderti, se no ti dimetti? Per me, puoi dimetterti anche adesso, accetto le dimissioni. Non hai fatto nulla per difendere me”.

Insomma, tra i due il rapporto è a dir poco inesistente. E la questione non è solo personale. Nel PDL, la stragrande maggioranza dei parlamentari spera nelle dimissioni del ministro e il ragionamento che si fa tra loro e il premier è che Tremonti non sia una garanzia per i conti pubblici, ma anzi la sua politica è alla base dei problemi di bilancio in Italia. C’è una questione che sino ad oggi ha frenato le dimissioni del ministro. Con chi rimpiazzarlo? Con i mercati in balìa di attacchi speculativi, sarebbe necessario un nome di prestigio a livello internazionale, non una soluzione politica di secondo ordine. Per questo, però, ormai non ci sarebbero più timori. Si parla di sostituire Tremonti con l’attuale banchiere centrale del board BCE, Lorenzo Bini Smaghi, anche se il premier Berlusconi vorrebbe più Mario Monti.

Se Tremonti nei prossimi giorni o nelle prossime ore dovesse dimettersi, nel giro di qualche ora ci sarebbe già la sua sostituzione. Insomma, il ministro dell’economia, che ha ipotecato il destino del governo per oltre sette anni, sarebbe al capolinea e senza rimpianti da parte di nessuno. C’è ormai la consapevolezza che in giro ci sono uomini del rigore altrettanto bravi, ma capaci anche di avere una linea politica per la crescita e per una maggiore libertà del mercato. A pensarci prima!

 

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