Congiuntura.Ref, commercio mondiale in affanno

Lo studio Ref sul commercio mondiale non lascia spazio a molti dubbi. Dopo un recupero molto imponente dell’import-export nel 2010, il primo anno di ripresa post-crisi, nel 2011 il commercio mondiale sembra in grandi difficoltà, a causa del rallentamento della crescita in grandi aree del pianeta.

L’analisi è la seguente: poichè sono tanti i Paesi in cui la situazione economica va male o comunque non bene, i redditi ristagnano e con essi le importazioni di beni. Ma poichè questa situazione è un pò generalizzata per zone molto grandi del mondo, ciò sognifica che ne risente negativamente l’interscambio, con una diminuzione reciproca di importazioni (per converso, di esportazioni).

A salvarsi da questa fase stagnante sarebbero le economie emergenti, che sembrano avere riacciuffato la dinamica pre-crisi, in termini di esportazioni. Ma con esse, anche gli stati che hanno intensi rapporti commerciali con queste aree si sarebbero avvantaggiate, quanto al loro export. Parliamo di stati confinanti o geograficamente non distanti, come l’Australia, la Nuova Zelanda, gli USA, il Giappone.

Altri Paesi, in quanto molto lontani dalle economie emergenti, come l’Eurozona, non starebbero granchè beneficiando del rapporto import-export con economie come Cina e India. In parte, solo la Finlandia sfugge a tale situazione.

Il rallentamento delle esportazioni fa il paio con la stagnazione della produzione industriale. In sostanza, attualmente nel pianeta la produzione sarebbe abbondante, rispetto alla domanda, per cui non si avvertirebbe nè un motivo per produrre di più, nè si avrebbero sbocchio di domanda, scoraggiata anche dalla necessità di attuare politiche fiscali restrittive e da un rialzo dirompente del prezzo del petrolio e delle materie prime, che incrementando i prezzi finali dei beni, ammazzano sul nascere la domanda.

 

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