Segno dei tempi, se la Cina può sbeffeggiare gli USA

Fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile che la super-potenza mondiale americana potesse essere fatta oggetto di critiche al vetriolo dagli alleati europei, ma soprattutto da quelle che ancora forse un pò impropriamente continuiamo a definire economie emergenti. E’ accaduto, invece, che non solo per la prima volta nella sua storia, gli USA di Barack Obama siano stati declassati dall’agenzia di rating Standard & Poor’s, con i loro titoli di stato che non godono più del giudizio massimo, ma anche che mezzo mondo si è allarmato e ha espresso alla leadership americana la propria rabbia, per come molte cose a Washington sono state condotte, negli ultimi tempi, sul versante del debito pubblico.

I più preoccupati sono i cinesi, che hanno qualcosa come 1160 miliardi di dollari in Treasuries, che ora rischiano di subire un deprezzamento, con conseguenze dirompenti sulla tenuta del sistema bancario, in particolare, che si ritrova a subire un contraccolpo in termini patrimoniali.

Pechino ha, infatti, richiesto che gli USA ora diano garanzie sul loro debito, definendo inaccettabile che gli americani vivano sui debiti e, addirittura, invitando Washington a tagliare la spesa militare e i “gonfi costi della spesa previdenziale”. Potrà sembrare eccessivo che un Paese si senta in diritto di “suggerire” a un altro stato sovrano anche quali riforme attuare, ma nel 2011 bisogna avere consapevolezza che le spese degli americani (46% del debito) sono finanziate con i soldi del resto del mondo, che giustamente inizia a chiedere conto se i propri quattrini siano ben utilizzati o se, al contrario, la loro restituzione sia messa a repentaglio da scelte fiscali dissennate.

Forse nessuno immaginava che sarebbe stata questa l’autorevolezza dell’America di Obama!

 

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