Mario Monti dipinge una Italia ormai a sovranità limitata

In Italia si parla tanto di possibili “governi tecnici” in sostituzione di quello attuale, ma in pratica sarebbe già in corso una governance di natura “sovranazionale” che in seguito al precipitare della crisi economica avrebbe preso le redini del nostro paese, mettendo in secondo piano l’esecutivo nazionale. E’ questo il succo dell’analisi di Mario Monti, insigne economista (nonchè presidente della Bocconi, indicato da molti quale possibile premier “tecnico”) in un editoriale per il Corriere della Sera, per nulla clemente nei confronti di Silvio Berlusconi e della sua maggioranza. Nell’articolo vengono elencati “quattro inconvenienti” che non rendono serenamente accettabile questa situazione, vediamoli.

“Scarsa dignità” – Utilizzando una metafora che richiama l’antico “podestà forestiero”, si esprime la preoccupazione che l’Italia sia un paese che non riesce ad avere un moderno e civile dibattito interno che lo porti ad assumere iniziative anche impopolari, ma finisca per lasciare a pressioni esterne tutto ciò (in pratica comportandosi come una colonia) e dimostrando di non saper adottare la politica del cosiddetto “patriottismo economico” senza sfociare in comportamenti protezionistici.

“Downgrading politico” – Una Italia che ha più problemi di quanti ne contribuisca a risolvere non viene ben vista in Europa. Quanto sta accadendo in Eurozona richiederà una revisione delle strategie, anche per la stessa Germania che più di tutti sta strigliando i partners. Nell’ultima settimana la figura del nostro paese ha proceduto ad appannarsi e perdere prestigio. “Tempo perduto” – Indice puntato in particolare contro i gravi ritardi che il governo in carica ha accumulato, lasciandosi cogliere impreparato dall’acuirsi della crisi e finendo per farsi “imporre” le scelte da adottare, scelte che diversamente avrebbero potuto avere un impatto meno pesante per i cittadini. Ciò che più colpisce, però, è che si è preferito ostentare una effimera “stabilità” e “superiorità” rispetto agli altri stati, senza dare ascolto a quanto già proposto dalle parti sociali, dalla Banca d’Italia, dagli economisti, arrivando ora a non avere scelta, pressati dall’Europa e dai mercati.

“Crescita penalizzata” – E’ ormai chiaro a tutti che l’Europa ha più a cuore la stabilità rispetto alla crescita, tutti i soggetti in campo concentrano le loro preoccupazioni sui rischi di insolvenza dei titoli, su di un possibile contagio dell’instabilità finanziaria ed un indebolirsi dell’euro. Non avendo preso in tempo decisioni che favorissero anche la crescita, ora l’Italia dovrà rincorrere questa tematica, senza poter contare su input esterni.

Il governo e la maggioranza – conclude quindi concettualmente Monti – hanno salvato la forma ma ceduto alla sostanza. Dopo aver preteso di avere autonome capacità risolutive della grave crisi che attanaglia l’Italia, ed aver sdegnosamente rifiutato qualunque ipotesi di governi di “salvezza nazionale” allargati alle altre forze politiche, hanno finito per piegarsi direttamente all’autorità di un “governo tecnico sopranazionale“. L’esecutivo ed i ministri del governo Berlusconi saranno ancora in carica, ma le decisioni vere si stanno prendendo “tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York“.

Quasi tutti i concetti possono essere quindi riassunti in questo virgolettato:
“La sequenza iniziata ai primi di luglio con l’allarme delle agenzie di rating e proseguita con la manovra, il dibattito parlamentare, la riunione con le parti sociali, la reazione negativa dei mercati e infine la conferenza stampa di venerdì, deve essere stata pesante per il presidente Berlusconi e per il ministro Tremonti. Essi sono stati costretti a modificare posizioni che avevano sostenuto a lungo, in modo disinvolto l’uno e molto puntiglioso l’altro, e a prendere decisioni non scaturite dai loro convincimenti ma dettate dai mercati e dall’Europa.”

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