Berlusconi deciso, tagli a Province e piccoli Comuni

Ieri l’incontro tra governo e parti sociali è stato l’occasione per mettere in chiaro, da parte dell’esecutivo, quali siano gli obiettivi da qui a fine legislatura. Entro il 2013 viene confermato che si dovrà raggiungere il pareggio di bilancio. Quest’anno il rapporto deficit/pil dovrà attestarsi al 3,8%, mentre il prossimo anno esso dovrà essere intorno all’1,5%. Ma, a sorpresa, il governo svela che da qui a fine anno l’obiettivo da raggiungere è il deficit zero. In altre parole, nei quattro mesi che rimangono per completare l’esercizio 2011, le spese non potranno superare complessivamente le entrate. Una posizione rigorista, che mira a rassicurare il più possibile i mercati, con il risultato concreto che già a partire da quest’anno si dovrebbe evitare la crescita del rapporto debito/pil, mentre nel 2012 si dovrebbe verificare un calo di un paio di punti percentuali. Insomma, adesso vengono offerte ai mercati tutte le condizioni per potere ritrovare fiducia sulla contabilità nazionale.

Resta il nodo di come reperire i venti miliardi nel 2012, mentre per il 2011 sarebbero necessari sette miliardi per la politica di deficit zero. Una delle ipotesi certe è quella dell’aliquota unica al 20% su tutte le rendite finanziarie, ad esclusione solo dei titoli di stato, che manterrebbero la tassazione del 12,5% sugli interessi. Altra misura molto probabile dovrebbe anche essere quella di un anticipo dell’Imu, ossia dell’imposta municipale unica, che potrebbe già entrare in vigore l’anno prossimo, a completamento del processo del federalismo fiscale.

Il capitolo pensioni è il più spinoso, anche perchè sono molti i punti in questione e tante le resistenze di Lega e sindacato. Pare che il governo stia trattando per una stretta serrata sugli assegni di anzianità, con l’innalzamento da quota 96 a quota 100 entro il 2015, che di fatto precluderebbe l’uscita dal lavoro anticipata. In forse l’intervento sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, che però dovrebbe essere anticipata, per cui non si inizierebbe dal 2020. Quasi certa, invece, un giro di vite sulle pensioni di reversibilità e di invalidità.

Ma ciò che potrebbe rappresentare una reale svolta nella tanto accesa discussione sui costi della politica sarebbe l’intenzione del premier Berlusconi di tagliare senza più rinvii le province più piccole (si parla di quelle sotto i 500 mila abitanti) e accorpare i comuni con minori abitanti. Per fortuna non dovrebbe esserci nè l’introduzione della patrimoniale, nè il ritorno della poco amata Ici sulla prima casa.

 

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