Tremonti accerchiato, Bossi e fronda PDL dicono no alla sua manovra

Un discorso fumoso, così ha sintetizzato il leader del Carroccio, Umberto Bossi, le parole di Tremonti, che aveva incontrato poche ore prima per discutere sui provvedimenti per affrontare la crisi. Alla domanda se il ministro dell’economia lo avesse convinto sulla necessità di toccare le pensioni, il Senatùr ha risposto di no, aggiungendo che ogni tanto un ministro dovrebbe anche sapere dire dei no, riferendosi a Tremonti. Dunque, Bossi spegne l’ottimismo di chi, dentro la maggioranza, sperava di aver già trovato la quadra intorno a tutte le misure per l’anticipo della manovra già varata a luglio. Resta fermo sulle sue posizioni Bossi, che avverte che non potranno pagare la crisi sempre i soliti noti, ossia i pensionati e i lavoratori.

E pensare che ieri, in audizione alle Commissioni di Camera e Senato per gli affari costituzionali e il bilancio, il ministro dell’economia era sembrato certo di avere coesa la maggioranza dietro di sè, per via della fase emergenziale di questi giorni.

Ma le cattive notizie per lui arrivano anche dal PDL. Una cosiddetta “fronda”, per ora composta da soli quattro parlamentari, ha scritto una lettera in cui si chiedono al ministro chiarimenti sulle misure che intende intraprendere per varare la manovra, dicendosi del tutto contraria a ipotesi di aumenti delle tasse. Se l’intenzione di Tremonti è quella di risolvere la crisi come al solito in Italia, con tasse e tasse e ancora tasse, dicono, il nostro voto non sarà scontato. La cosa interessante è che si tratta di quattro parlamentari di un certo peso politico: c’è Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa, che già a fine giugno aveva definito la manovra di Tremonti “roba da psichiatri”. Egli è considerato vicino all’ex ministro della Difesa, Antonio Martino; Giorgio Stracquadanio, vicinissimo al premier Berlusconi; Isabella Bertolini e Luca Malan.

Per ora sarebbero solo in quattro, ma la cerchia dei frondisti interni si potrebbe allargare, perchè sarebbero in tanti a non gradire misure di aumento della pressione fiscale, che si chiami patrimoniale, eurotassa, contributo straordinario, etc. Una situazione che non pone Tremonti in una posizione di forza, mollato proprio da quel Bossi, che in teoria lo avrebbe dovuto difendere nel momento del bisogno.

 

 

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