Siria: è guerra civile, ma solo Riad può fermare la strage

lunedì in Siria è stata un’altra giornata da dimenticare per i diritti umani. 34 persone, tra cui tre ragazze, sono state uccise a Latakia, città portuale, nel corso di bombardamenti contro la popolazione civile, che vanno avanti da giorni per opera del governo siriano. Migliaia di cittadini sono in fuga verso il confinante Libano, ma per impedire che essi attraversino la frontiera, fonti umanitarie libanesi raccontano di spari dell’esercito nei confronti di numerosi profughi. Una situazione davvero terribile, con migliaia di siriani che sono attanagliati tra le bombe che gravano sopra le loro teste e i colpi di fucili dei militari, che stanno creando una vera emergenza umanitaria. Il ministro degli esteri turco Davatoglu non ha usato mezzi termini: o la Siria cessa le operazioni contro la popolazione senza alcuna condizione, o siamo pronti ad agire.

Infatti, Ankara si trova coinvolta da mesi in un’incessante fuga di cittadini siriani, a ridosso dei suoi confini, tanto che sono stati allestiti campi profughi per accogliere diverse decine di migliaia di cittadini in fuga. Ma Ankara è spaventata anche dalla destabilizzazione che tali tensioni potrebbero creare nell’area. I toni delle istituzioni turche sono molto duri verso Damasco e il premier Erdogan è in contatto costante con la diplomazia USA.

Ma il vero protagonista dell’area mediorientale, che potrebbe dare una svolta in un senso o nell’altro, è l’Arabia Saudita. Il Re Abdullah ha condannato ufficialmente il regime di Damasco e definito le sue azioni non compatibili con il credo islamico. Una posizione ufficiale e dura, che mai era avvenuta nella storia della famiglia Saud. La monarchia saudita, infatti, teme che le violenze in Siria altro non siano che la volontà dell’Iran di espandere il proprio controllo sull’area per avere uno sbocco sul Mediterraneo. Ed essendo Teheran un nemico di Riad, per via della contrapposta visione sulle relazioni diplomatiche con l’Occidente, c’è tutto l’incentivo per gli arabi di stoppare le violenze di Assad e di proporsi quale risolutore del conflitto, abbattendo il regime di Damasco.

C’è poi la sensazione che il vento della primavera araba stia investendo un pò tutti gli stati dell’area e la famiglia reale di Riad è consapevole che, nonostante il relativo benessere della popolazione, la mancanza delle libertà civili possa rappresentare un grosso handicap per le istituzioni del Paese. Pertanto bisogna intervenire e darsi da fare per mostrarsi vicini ai siriani colpiti dalla brutalità del regime di Assad.

 

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