USA, Obama impopolare in tour nel mid-west

Non sono giorni affatto semplici per l’inquilino della Casa Bianca, stretto tra le accuse di una grossa fetta del proprio elettorato, quello più liberal, di fare troppi accordi con la destra dei Repubblicani, e una sfornata di dati che ufficializzano il fallimento della sua politica economica. Due giorni fa, poi, la Suprema Corte ha dichiarato incostituzionale la sua riforma sanitaria, che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della sua amministrazione. E pensare che sull’economia Obama vinse le presidenziali del 2008. Per non parlare del marchio indelebile, che tale rimarrà nella storia americana, di essere stato il primo presidente sotto il cui mandato è avvenuto un declassamento dei conti pubblici americani. Insomma, ce ne sono tante per non essere allegro in queste settimane. Sembrano davvero lontani i pochi giornati di ritrovata popolarità, seguenti alla cattura e all’uccisione dello sceicco del terrore Osama bin Laden. Quella parentesi sembrava averlo rilanciato in vista della corsa per la riconferma, ma l’euforia degli americani è durata un paio di settimane, il tempo di tornare ai problemi di ogni giorno e scoprire che l’America è sull’orlo di un collasso dei conti federali, con un tasso di disoccupazione sopra il 9% e una sempre più probabile nuova recessione in vista.

E i sondaggi non fanno che confermare il calo di popolarità di colui il quale giurò da presidente con un tasso di fiducia oltre l’80%. Inimmaginabile che tale dato fosse confermato, ma anche che fosse più che dimezzato. Secondo l’ultima rilevazione Gallup, effettuata tra il 6 e l’8 agosto, il tasso di approvazione per Obama è sceso per la prima volta sotto il 40%, a quota 39%. Mai così in basso. Lo disapproverebbe ben il 54% degli intervistati.

Proprio per recuperare consenso, è già partita una tre giorni nel mid-west, in quell’America profonda, fatta da famiglie e piccoli imprenditori, lavoratori autonomi e agricoltori, che rappresentano la base più tumultuosa contro l’amministrazione Obama. Il presidente gira in autobus, una scopiazzatura di quanto abbia già fatto la sua acerrima nemica dei Tea Party, Sarah Palin. Partenza dal Minnesota, lo stato dell’altro leader dei Tea Party, Michele Bachmann, per approdare in seguito nel suo più rassicurante Illinois.

Una tre giorni di full-immersion nell’economia reale, con uno slogan che dovrebbe sostituire lo scarognato (col senno di poi) “Yes, we can”, che dovrebbe essere “Hope” (speranza). Ma i motti qui in America non stanno incantando più.

 

 

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