La manovra in Parlamento, i senatori al mare

“Quando vedo immagini come quelle di oggi mi pento di essere entrato in politica”: bastano le parole del senatore del Pdl Giacomo Santini a dare il giusto valore a quanto accaduto ieri nell’aula di Palazzo Madama. Il Senato era stato convocato per decidere quando la manovra sarebbe approdata in Parlamento per l’approvazione: decenza avrebbe voluto che, visto la delicatezza del momento e i sacrifici richiesti agli italiani, la classe politica avesse dato il buon esempio rinunciando ad una giornata di vacanza per presenziare ad una seduta anche se non importante dal punto di vista contenutistico (si trattava solo di una seduta tecnica). Ma si sa: chi ci governa in questo momento non ritiene certo doveroso dare il buon esempio ed ecco quindi che oggi in Senato erano presenti appena undici senatori su 315: un numero davvero minimo, tanto che conti alla mano c’erano molti più giornalisti.

Un episodio che non è andato giù ai senatori presenti, convinti che questo fosse il momento giusto per provare a cambiare l’immagine che i politici italiani hanno dato di sè negli ultimi anni.

“Era necessario dare un segnale -dichiara Stefano Pedica (Idv) – ed essere in tanti oggi in aula; credo anche che il presidente Schifani oggi avrebbe dovuto essere qui a presiedere l’assemblea“. Sulla stessa lunghezza anche Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia, unico esponente del governo presente oggi in aula: “Oggi c’era da approvare solo un atto formale, ma sarebbe stato meglio vedere più senatori; comunque ognuno ha la sua sensibilità”. Il più amareggiato di tutti è Giacomo Santini che si dice amareggiato per l’immagine data oggi dal parlamento italiano e dichiara: “Si trattava di una seduta tecnica, ma mi aspettavo che in un momento come questo in cui si chiedono a tutti di fare dei sacrifici, la politica desse una risposta diversa. Io sono arrivato da Trento e non capisco perché gli altri non siano qui oggi. In altri tempi questo non sarebbe successo“.

Una seduta deserta o quasi quindi che ha deciso di assegnare il decreto alla Commissione Affari Costituzionali per la verifica dei requisiti di costituzionalità e in sede referente alla Commissione Bilancio. L’approdo in aula per il voto dovrebbe esserci il 5 settembre quando, ci auguriamo, all’interno di Palazzo Madama ci sarà il sold-out.

 

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