Obama tenta recupero dei consensi e Perry attacca la Fed

Un’immersione di tre giorni nel Midwest, dal Minnesota all’Iowa, per concludere nel suo Illinois. Barack Obama ha voluto iniziare così la sua pre-campagna elettorale, un pò approfittando della pausa politica in piena estate e del periodo di grande calo di popolarità, che al momento lo vedrebbe perdente contro un candidato X del Partito Repubblicano. Ma è stato anche il modo per testare il polso dell’America profonda, che rappresenta quella parte molto grande dell’elettorato che non è mai riuscito a convincere del tutto e che oggi gli avrebbe tolto decisamente la fiducia. Il suo operato è stato considerato di troppe tasse, troppi controlli del governo federale nelle vite delle persone e così il presidente vorrebbe rispondere con un piano taglia-deficit di 1500 miliardi di dollari in dieci anni, ma anche con l’abbassamento delle tasse sulla middle-class e un aumento sulle fasce di contribuenti più ricchi. Siamo alle solite. I Repubblicani hanno già annunciato la guerra, un remake del braccio di ferro sull’innalzamento del tetto sul debito. Ma il vero guaio di Obama si chiama disoccupazione: ai massimi da 30 anni, non si schioda dal 9%, un livello inusitatamente alto qui in America. Per questo, il suo è stato ironicamente definito dai Repubblicani “Jobless tour”, cioè il “tour senza lavoro”. Ma è nel Partito Repubblicano che si stanno realizzando in questa strana estate americana alcuni episodi di forte interesse per l’elettorato e la stessa stampa.

Se Romney viene ancora considerato il candidato da battere, essendo in pole position nei sondaggi per l’anti-Obama, cresce il peso della candidata dei Tea Party, Michele Bachmann, uscita vincitrice dallo straw poll dell’Iowa, ma irrompe con irruenza nella battaglia dentro il GOP il governatore del Texas, Rick Perry, con il suo carico di successi e di forti consensi potenziali.

Due giorni fa, Perry ha voluto dire la sua sulla politica monetaria, dando subito agli elettori l’idea di cosa pensi del futuro dell’America. Il governatore texano, che più di ogni altro candidato Repubblicano dimostra di avere una visione complessiva sull’economia, ha durissimamente attaccato il numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, accusandolo di “tradimento”, per via di quella sua politica di stampare continuamente dollari. Un chiaro no alle misure accomodanti della Fed, che ha fatto dire alla Casa Bianca che la figura di Bernanke deve essere lasciata fuori dalla campagna elettorale.

Ma Perry rincara la dose, sostenendo la necessità che la Federal Reserve dia dimostrazione di trasparenza, con la pubblicazione dei libri, per verificare se non siano state compiute azioni improprie. Un attacco, che qualifica Perry quale sincero portatore di idee di quella destra reaganiana, tradita spesso negli anni di Bush jr.

 

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