Governo elimini lo statuto speciale della Sicilia, fonte solo di privilegi di casta

C’è ancora un tabù che non è stato sfatato, nonostante siamo in piena polemica anti-casta. Si sono tagliate poltrone, comuni, province, ridotti stipendi dei parlamentari. Finora sulla carta. Attendiamo che i buoni propositi diventino legge. Possiamo e dobbiamo dubitare, dato che l’attuale classe politica non ha dimostrato di essere anche solo minimamente all’altezza della situazione e non ha il polso del sentimento popolare. Ma il tabù che continua a regnare nel mondo della casta è quello delle regioni a statuto speciale, con buona pace del Carroccio, che qualche volta parla timidamente di abolirle. Eppure esistono, sono cinque, tra cui la Sicilia spicca per inefficienza e per lo scandalo della sua classe dirigente, che vanta il primato vergognoso di lavorare meno di tutte le altre (è un tutto dire), il record di impiegati regionali e di stipendi e privilegi, che qui non hanno alcun limite e si fanno beffa di una popolazione, quella siciliana, che tutti gli indicatori socio-economici dimostrano essere in fondo alla classifica della già scarsa crescita a livello nazionale, senza alcun tipo di sviluppo delle propria economia, frenata da un’azione politica regionale inconsistente o molto dannosa.

Lo sapevate, ad esempio, che la casta palermitana è assicurata contro il rischio insurrezioni? Roba da ancien régime, invece, vero. E d’altronde avranno fatto pure bene, perchè forse avranno vaga la sensazione di cinque milioni di siciliani, il cui malcontento si è finora espresso solo con un allontanamento progressivo dalla politica. Finora.

I 90 deputati di Palermo (qui si chiamano così i consiglieri regionali) mantengono il doppio stipendio e si calcola che il loro lavoro sia di pochissime ore all’anno, con sedute che spesso durano giusto il tempo di guardarsi in faccia e vedere chi si è. Ciascun deputato parassita alla Regione Sicilia costa la bellezza di mezzo milione di euro all’anno, cosa che fa ammontare il costo complessivo annuo dei soli stipendi dei deputati a 45 milioni di euro. E per fare cosa? Nulla.

Pensate che se anche fosse vero che le province sotto i 300 mila abitanti verranno abolite, qui in Sicilia non si potrà applicare tale legge, poichè la regione è a statuto speciale e bisognerebbe attendere una modifica della Costituzione. Infatti, le province siciliane, a differenza del resto d’Italia, sono “regionali”, aggettivo che compare anche nella denominazione istituzionale.

E pensate mica che Palermo si abolisca la fonte del clientelismo perpetuo, che permette a questa classe politica disastrosa di mantenere il controllo del potere, malgrado il suo totale fallimento? Questa è la terra del Gattopardo, dove tutto cambia, affinchè nulla cambi. Il governo nazionale dovrebbe semplicemente stracciare la parte della Costituzione, in cui si garantisce ai parassiti di Palermo di godere di un dannoso statuto speciale. Anche andando contro la volontà dell’Ars. C’è bisogno di atti forti, perchè l’alternativa sarebbe cancellare questa classe dirigente siciliana altrimenti. E questa è anche la terra dei Vespri.

 

Impostazioni privacy