Non si contiene il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, che da qualche settimana ha alzato la voce all’interno del Popolo della Libertà contro la manovra di Tremonti, rea di avere ucciso il federalismo e di gravare sulla classe media, anzichè riformare lo stato. Ma Formigoni non si risparmia neanche sull’organizzazione del PDL, che considera un partito mai nato, tenuto in ostaggio con quelli che definisce i “mandarini” della politica, ossia di coloro che non vogliono confrontarsi con il giudizio della base. Per questo, critica lo spostamento delle primarie, inizialmente previste per l’estate, rinviate a settembre prima e a ottobre dopo. Fosse per lui, ammette, si dovrebbero tenere elezioni primarie che assegnino al popolo il massimo del potere, per decidere a ottobre stesso le cariche dei segretari cittadini, provinciali e regionali.
Insomma, il presidente della Regione Lombardia non nasconde il suo malcontento per il modo in cui il partito sia rimasto inesistente sul piano politico e organizzativo, in questi tre anni e mezzo di vita. Se non si vogliono chiamare primarie, continua, chiamiamole consultazioni popolari, ma l’importante è assegnare potere alla base di decidere i vertici del partito a ogni livello, perchè l’alternativa sarebbe la fine immediata del PDL, riflette.
Un Formigoni a tutto campo, dunque, che sostiene Alfano, di cui giudica positivamente l’operato di questi primi due mesi, anche se ammette che una qualche sua mancanza di coraggio sarebbe determinata proprio dalle spinte conservatrici interne al partito, perchè sarebbero in molti a temere le scelte della base, essendo privi di autonomia e consistenza elettorali. Aggiunge, poi, che il premier Berlusconi sarebbe d’accordo con questa architettura di un PDL rinvigorito direttamente dagli elettori, in quanto la base ha voltato in parte già le spalle a questo partito che non funziona. Proposta: azzerare tutti i vertici (coordinatori nazionali) e dare la parola agli elettori, anche in vista delle prossime politiche.
Quanto ai rapporti con la Lega, Formigoni propone di andare verso la creazione delle macroregioni, che potrebbero essere non più di otto, annuncia. E sulle province non ha dubbi: vanno abolite tutte. Un patto, dunque, che rinnoverebbe l’alleanza con il Carroccio su basi un pò diverse e più attinenti alle esigenze dei cittadini.