Joe Biden in Cina cerca di tranquillizzare sul debito

Il vice-presidente degli USA, Joe Biden, ha incontrato i vertici cinesi a Pechino, nei giorni scorsi, in particolare Xi, che dovrebbe presto diventare il segretario del Partito Comunista, carica che lo catapulterebbe ai vertici istituzionali del colosso asiatico. La visita di Biden cade in un momento molto delicato nelle relazioni sino-americane, dopo il declassamento che gli USA hanno subito sui loro titoli del debito.

I cinesi possiedono 1165 miliardi di dollari in Treasuries, ossia l’8% dell’intero debito americano e quasi la metà di tutto quello che si trova nelle mani di investitori stranieri.

I cinesi sono molto preoccupati per le conseguenze che il “downgrade” potrebbe avere sull’economia interna. Titoli svalutati, infatti, creerebbero un contraccolpo per gli investitori, mentre le stesse banche e imprese si troverebbero a disporre di un collaterale meno sicuro, a garanzia dei loro investimenti.

Xi e gli alti dirigenti della banca centrale di Pechino avrebbero fatto pressione su Biden, al fine di dissuaderlo dall’attuare la terza fase del QE3, ossia l’immissione di ulteriore liquidità nel sistema, tramite acquisto di bond. Una posizione eccessivamente accomodante e interventista, che rischia di creare tensioni inflazionistiche interne agli USA, nonchè di essere un freno alla crescita nel medio-lungo termine.

Una preoccupazione, quella dei cinesi, che è coerente con i dati macroeconomici di Pechino, alle prese con un’inflazione quasi al 6%, su base annua, sebbene pare in rallentamento, mentre la debolezza del dollaro sui mercati valutari, congiuntamente al perseverare del boom dell’export cinese, ha determinato una rivalutazione di fatto dello yuan, che il governo ha ufficializzato con un tasso di cambio fisso rivalutato di oltre il 3%.

 

 

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