Calderoli apre uno spiraglio sulle pensioni ma solo quelle di reversibilità

Mentre è in corso il meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, i politici presenti ne approfittano per dar fiato alle trombe, cominciando dal ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Parlando ovviamente di manovra economica e continuando a ripetere che le pensioni non si toccano, la novità è che si apre una crepa nella granitica posizione espressa della Lega, probabilmente dietro le incessanti pressioni del Pdl. Sebbene si ribadisca che l’atteggiamento tenuto sulla previdenza è il frutto di una “lunga trattativa ed un accordo tra Berlusconi e Bossi“, ecco che infine arriva una apertura al ritocco delle “pensioni di chi non ha mai lavorato” ossia le pensioni di reversibilità che, secondo Calderoli, sono “eccessivamente alte e…vengono date indistintamente a tutti senza limiti legati al reddito“. Per quanto riguarda gli enti locali, come già preannunciato la Lega proporrà una riduzione dei tagli previsti, soprattutto perchè “gli amministratori locali si lamentano che i tagli uccideranno il federalismo”.

Passando invece all’ormai famoso (e assai controverso) “contributo di solidarietà” bisogna riconoscere a Calderoli di essere uno dei pochi che al pianto greco di chi vorrebbe eliminarlo completamente sostituisce un coraggioso “doveva esser anche più deciso” ma ammette che è giusto legarlo alla introduzione del quoziente familiare.

Al meeting di Rimini erano presenti anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e quello di Torino, Piero Fassino. Alemanno ha enfatizzato la finanziaria come “banco di prova” del Pdl e di Angelino Alfano, dicendosi poi favorevole ad una patrimoniale sui beni di lusso e i grandi capitali, per la saggia regola del “chi ha di più, dia di più” che “vale anche da destra”. Fassino invece ha lanciato la sua proposta sull’abolizione delle province, ossia far decidere alle regioni la “quantita’ e competenze delle province”. Per permettere ciò, ha chiarito Fassino, sarebbe richiesta alla maggioranza una riforma costituzionale che faccia diventare la provincia una “istituzione regionale” invece che dello stato.

Non sono mancati momenti di attrito, seppur mascherato da qualche sorriso, tra Calderoli e il sindaco di Roma che ha rimproverato al ministro di fare continuamente “demagogia contro Roma e l’Italia”. Calderoli dopo qualche battuta ha replicato che ritiene fondamentale il principio che i debiti delle singole regioni non debbano essere pagati da tutto il Paese, concludendo: “con il federalismo ognuno si deve fare carico delle proprie responsabilità”.

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