Grecia, si complica partita su swap debiti

Ancora una grana dalle parti di Atene. Il governo greco di George Papandreou ha scritto una lettera alle cancellerie europee, chiarendo che il suo Paese non procederà nei prossimi giorni allo swap dei titoli in scadenza nel 2014 e nel 2020, se il coinvolgimento dei privati dovesse essere inferiore al 90%.

La Commissione Europea ha prontamente risposto, cercando di calmare le acque, sostenendo che non ci sarebbe alcun motivo per cui si debba temere che il coinvolgimento degli investitori privati nelle operazioni di swap sui debiti greci sia inferiore all’obiettivo del 90%.

Tuttavia, nei giorni scorsi, si parlava di un consensus attorno al 60-70%, considerato troppo basso per Atene.

Lo swap sui debiti altro non è che un’operazione di ristrutturazione del debito in scadenza, seppure su base volontaria. In sostanza, gli investitori privati (banche, per lo più), che hanno titoli ellenici del debito pubblico, che scadono entro il 2014 e il 2020, potranno scambiarli con altri titoli dello stesso valore nominale, ma con scadenze più lunghe. Trattasi di un modo per consentire alle casse greche di respirare nei prossimi anni.

Ma è proprio tale coinvolgimento degli operatori privati che non è stato ben accolto dai mercati, con le agenzie di rating che considerano l’accordo un “selective default”, vale a dire una semi-bancarotta, ai danni di quanti, pur spinti da valutazioni volontarie, subiranno perdite parziali, dovute all’allungamento delle scadenze e/o a interessi inferiori a quelli di mercato (di livello stratosferico per Atene, tanto da destare dubbi sulla capacità della Grecia di far fronte al suo debito futuro).

 

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