Svezia, italiano arrestato per schiaffo al figlio

Una vicenda che ha dell’incredibile e che getta un’ombra lunga sul sistema di leggi e della giustizia in Svezia. Il malcapitato è purtroppo un italiano di 46 anni, Giovanni Colasante, dirigente di un’azienda informatica in Puglia, nonchè consigliere comunale di Canosa di Puglia, eletto in una lista civica di centro-destra. E’ accaduto, infatti, che il 23 agosto, in vacanza con la moglie, il figlio e alcuni amici, l‘uomo si trovava a Stoccolma. A un certo punto, pare che il figlio dodicenne non volesse entrare in un ristorante e Colasante lo abbia ripreso verbalmente, fino a quando non gli ha dato uno schiaffo. La cosa sarebbe stata vista e denunciata da due libici, che hanno prontamente chiamato la gendarmeria, la quale, sotto gli occhi increduli della famiglia e dei compagni di viaggio, ha arrestato l’uomo e condotto in carcere.

Ciò che in Italia, infatti, viene considerato un semplice scappellotto salutare, in Svezia viene punito fino a due anni di carcere per maltrattamenti su minori. E solo grazie alla mobilitazione del nostro ambasciatore a Stoccolma e all’intervento sotterraneo di un europarlamentare italiano, al Colasante sono stati concessi gli arresti presso l’ambasciata italiana, dopo avere trascorso tre giorni e due notti in galera.

Una storia assurda. Attoniti i concittadini di Canosa, che quasi non vogliono credere che la disavventura sia accaduta alle spese di un uomo così perbene. Il console di Svezia a Bari, Antonio Morfini, chiarisce che si tratta di una profonda diversità delle leggi, che vanno comunque rispettate, anche se non condivise e ammette che da “italiano e meridionale” comprende la situazione. Adesso l’uomo dovrà subire un processo il 6 di settembre e il consiglio che giunge da parte di quanti si stanno adoperando per riportare Giovanni Colasante a casa è di non dare risalto mediatico alla vicenda e di non rilasciare alcuna dichiarazione o intervista pubblica.

Le autorità svedesi potrebbero risentirsi, infatti, e irrigidire la loro posizione. E’ però possibile che l’uomo abbia modo di chiarire la vicenda al giudice, il quale, anche in considerazione della delicata situazione diplomatica che si verrebbe a creare, potrebbe rilasciare l’uomo, con la comminazione di una semplice ammenda.

 

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