Domanda ad Alfano, promessa di primarie era presa per i fondelli?

Non sono trascorsi nemmeno tre mesi dall’incoronazione di Angelino Alfano a segretario del Popolo della Libertà. Un ruolo che ha preso molto a cuore e seriamente, se è vero che da poche settimane si è dimesso da ministro della giustizia, per dedicarsi solo all’attività di gestione del partito. E che il PDL abbia bisogno di un segretario “full time” lo si era sempre capito, ma lo confermano ogni giorni gli attriti e le diatribe interne a una formazione che sembra essere attraversata da personalismi puerili e il più delle volte privi di un qualche riscontro elettorale. Le promesse di Alfano erano state due: costruire il partito degli onesti e primarie per la scelta dei candidati. Sul primo punto, un giudizio non potrà che essere dato tra molti mesi, dato che il segretario si ritrova la classe dirigente che non ha scelto lui e avrebbe anche un margine di manovra quasi nullo nell’affrontare gli eventi di queste settimane. Ma sulle primarie, c’è poco da scherzare e se gli esordi, a chiacchiere, sembravano promettenti, nei fatti pare che Alfano si stia rimangiando le sue stesse parole e stia proseguendo sulla scia del non glorioso passato di un PDL autoreferenziale, lontanissimo dalla base elettorale, insomma sulla scia di un non partito formato da un gruppetto dei soliti noti.

Che si tratti di pressioni interne al PDL affinchè non si cambi lo status quo è cosa molto risaputa, ma ciò non giustifica di una virgola il tradimento della sua prima promessa da segretario. E da dove poteva partire la resistenza nipponica contro il nuovo, se non da una Sicilia in cui a governare il partito sono sempre gli stessi volti da decenni, indifferentemente da meriti o meno?

L‘occasione per rivelare il passo falso di Alfano è la ricerca del nuovo candidato sindaco per la città di Palermo, chiamata alle comunali primavera prossima. Dopo due mandati da dimenticare con il sindaco Diego Cammarata, noto più per i servizi di “Striscia la Notizia” sulle sue malefatte, il segretario del PDL avrebbe “autonomamente” individuato nell’attuale rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, il candidato del centro-destra. Roba che ha fatto saltare dalla sedia mezzo PDL siciliano, pur non abituato alla democrazia.

Dietro la bruttissima partenza di Alfano ci sarebbe il timore di perdere nella sua Sicilia, che rischierebbe di compromettere il suo mandato. Ma non era lo stesso Alfano a individuare la sconfitta nella mancanza di coinvolgimento della base?

 

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