Da Penati a Marrazzo, ecco i privilegiati del posto fisso e inviolabile

In queste settimane di estate, la politica non è andata in vacanza, raggiunta dalla crisi dei mercati e travolta a destra e a sinistra da numerosi scandali che stanno tenendo banco da mesi. Dopo l’arresto di Papa (PDL), la sinistra non ha potuto gioire, per due ragioni fondamentali. La prima è che il voto al Senato ha reso evidente che lo stesso PD, mentre a Montecitorio votava l’arresto di un deputato dello schieramento avversario, a Palazzo Madama salvava un suo uomo, Alberto Tedesco. La seconda ragione del clima grigio nei salotti del PD è il caso Penati che, lungi dal rappresentare un caso “isolato”, viene addirittura additato dai magistrati di Monza come il cosiddetto “sistema Sesto”, evidenziando rapporti intensi tra le giunte di centro-sinistra, le coop e certo sistema bancario e imprenditoriale. Un grattacapo non secondario in questa fase, caratterizzata dal clima anti-casta che monta rabbioso nel Paese e trasversale a tutti gli elettorati.

Ma se Filippo Penati è l’uomo che rappresenta i mali del Partito Democratico, avendo retto e propagato un modus operandi molto dubbio nell’amministrare la città di Sesto prima e l’intera provincia di Milano dopo, allora ecco che ieri è giunta la decisione formale dei garanti del PD di sospenderlo dal partito, tentando disperatamente di mettere una pezza a un buco che si allarga ogni giorno di più.

Ma un’inchiesta de “Il Giornale” oggi svela un particolare certamente non secondario nella vicenda di Filippo Penati, che mette in luce le tante ipocrisie della sinistra italiana, sempre pronta a mettere alla berlina determinati comportamenti altrui, ma assai poco severa con sè stessa. E così si scopre che Penati conserva un posto da insegnante delle medie da venti anni. In pratica, qualora lo volesse, egli potrebbe tornare a insegnare come nulla fosse, malgrado non metta piede in una classe da due decenni. E al suo posto insegna un precario, ossia un docente, che “grazie” all’eterna aspettativa del politico non potrà mai aspirare a ottenere una cattedra di ruolo.

La storia ricorda, sebbene in un contesto molto diverso, quella di un certo Piero Marrazzo, che dopo essere passato alla politica e aver fatto il governatore, con l’esito che tutti ricordiamo, ora può tornare tranquillamente alla Rai – che non ha reciso il suo contratto – ovvero dove lavorava prima, vantando un’aspettativa. E così la TV pubblica, sostenuta con il canone di tutti i cittadini-utenti, si arricchirà dell’ennesimo volto, che dopo avere trascinato nel ridicolo la coalizione che guidava, adesso potrà tornare a denunciare gli italici misfatti. Che almeno eviti di parlare di droga, prostituzione e abuso nell’utilizzo di auto blu.

 

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