Altri guai per Penati, indagato per corruzione per la Milano-Serravalle

Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano ed ex vice presidente del consiglio regionale della Lombardia, nonché braccio destro del segretario del Partito Democratico Bersani, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Monza con l’accusa di concorso in corruzione nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisizione della Milano-Serravalle da parte della Provincia lombarda.

Penati è già accusato di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sulle presunti tangenti per le aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni. In relazione a quel caso i pubblici ministeri, Walter Mapelli e Franca Macchia, hanno presentato una richiesta di custodia cautelare per l’esponente del Pd, che è stata respinta dal giudice per le indagini preliminari che ha derubricato l’accusa di concussione in corruzione (reato prescritto) e ha fatto cadere quella di finanziamenti illecito ai partiti.

Ora però si apre un nuovo filone nell’inchiesta del tribunale lombardo che punta il dito sull’acquisizione avvenuta nel 2005 da parte della Provincia di Milano del 15% delle azioni della Milano-Serravalle possedute dal Gruppo Gavio: per quella operazione sarebbe stato pagato un sovrapezzo a Penati e al suo  capo gabinetto Giordano Vimercati. Tra gli indagati ci sarebbe anche Maurizio Pagani, manager di Banca Intesa. I provvedimenti dei magistrati di Monza si basano sulle accuse rivolte  a Penati da parte dell’imprenditore Piero Di Caterina che ha raccontato di incontri tra gli interessati per decidere una tangente per la buona riuscita dell’affare. Secondo gli inquirenti la prova dell’avvenuto pagamento della tangente sarebbe una compravendita immobiliare tra un manager della Gavio, Bruno Binasco, e Di Caterina: il 14 novembre 2008 fu firmato un compromesso in cui venne fissata una caparra a favore del venditore (Di Caterina) di due milioni di euro. Nonostante la rinuncia all’acquisto dell’immobile da parte di Binasco, l’imprenditore intascò ugualmente i due milioni di euro: per i pm questa operazione sarebbe servita per nascondere la tangente nell’affare Milano-Serravalle.

Appena trapelata la notizia, Penati ha fatto sapere di non aver ricevuto ancora nessuna notifica da parte dei magistrati e di non aver “mai sentito parlare, e tanto meno partecipato, a riunioni o trattative circa eventuali sovrapprezzi per l’acquisto delle quote di Serravalle”. Penati ricorda inoltre che “la documentazione del fascicolo Serravalle è a disposizione e al vaglio dei magistrati da 6 anni, in seguito all’esposto dell’allora sindaco di Milano, Gabriele Albertini”.

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