BCE rimanda la stretta, ma politica resta accomodante

Ieri, la consueta riunione mensile del board della BCE è stata l’occasione per verificare quale potrebbe essere il percorso che l’Eurotower si accinge a intraprendere nel medio periodo. Come ci si attendeva, Trichet ha comunicato che i tassi di riferimento per l’Eurozona sono stati lasciati invariati all’1,50%. 

Lo scenario descritto dal governatore, che tra meno di due mesi lascerà a Draghi la presidenza di Francoforte, parla di una crescita appesantita dalle incertezze e in rallentamento, così come il pericolo dell’inflazione sembra diminuire e i prezzi dovrebbero diminuire la loro corsa nei restanti mesi dell’anno.

In riferimento alla politica monetaria, ciò si legge in un solo modo: non ci saranno altri aumenti dei tassi in tutto il 2011. Possibilmente, se ne riparlerà nel 2012. Quest’anno, il primo aumento dal minimo dell’1% tenuto per due anni, è avvenuto ad aprile, quando i tassi furono alzati di 25 punti base. Lo stesso aumento che avvenne poi a luglio.

Ma il deteriorarsi della situazione sui mercati finanziari, con l’esplodere delle tensioni sui bond di stati come l’Italia, nonchè l’aggravarsi del quadro economico, con una zona euro che si avvia verso la stagnazione, hanno portato la BCE a stoppare il suo programma restrittivo, che avrebbe previsto ulteriori aumenti per 25/50 punti base entro il 2011, portando i tassi all’1,75-2%.

Addirittura, ci sarebbero pressioni sulla stampa finanziaria, affinchè Francoforte abbassi i tassi. Una decisione poco realistica, dato che quelli attuali all’1,5% restano di gran lunga sotto il tasso dell’inflazione oltre il 2,5%, tali da fare ritenere ancora accomodante la politica monetaria dell’Eurozona.

 

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