Dimezzare il numero dei parlamentari: ora servono i fatti

E’ da molti giorni ormai che la maggioranza parla del dimezzamento del numero dei parlamentari, norma da applicare in seno alla nuova manovra economica. Nonostante se ne parli da tempo, ancora non c’è la sicurezza che questa misura sarà applicata. «Non l’abbiamo presentato oggi semplicemente perché il dimezzamento del numero dei parlamentari è stato già approvato dal consiglio dei ministri del 22 luglio: 250 senatori e 250 deputati, è tutto scritto nel ddl costituzionale che prevede anche il Senato federale e altre cose», ha dichiarato il Ministro Calderoli, dopo che i giornalisti gli hanno chiesto il motivo per cui per questo provvedimento non è stato presentato ieri a Palazzo Chigi un ddl ad hoc, come per le nuove direttive per le regioni.

L’approvazione del 22 Luglio di cui parla Calderoli non ha portato però, fino ad ora, ad una trasmissione del ddl alle Camere, visto che ancora non esiste un vero e proprio testo governativo da presentare. Del provvedimento aveva anche parlato Bossi, durante un comizio a Luglio: «il ddl non deve tornare in consiglio dei ministri, perché è già passato e manca solo qualche chiacchiera. Ormai la questione è solo una bega tra i ministri interessati…».  Berlusconi parla di una riduzione dei parlamentari dal 2001, inoltre ha l’appoggio dei cittadini, che la chiedono da tempo, ma anche della Lega. Quello che non si spiega è proprio perchè, nonostante tutto questo, il governo non abbia ancora proceduto con il dimezzamento.

Il Ministro della Difesa La Russa ha dichiarato che «il governo vuole promuovere anche il dimezzamento dei parlamentari ed è possibile un intreccio con il ddl sulle Province». Ma proprio questa questione dell’intrecciamento non convince molti dell’opposizione, soprattutto l’Idv, visto che potrebbe rallentare ulteriormente il procedimento. Insieme ai Dipietristi, anche Fli e Pd chiedono che il ddl per il dimezzamento dei parlamentari sia un decreto autonomo rispetto a quello delle Province. Il Pd da molto tempo predica questa riduzione dei parlamentari, da unire ad una nuova riforma elettorale, come ha dichiarato Veltroni, il sindaco di Roma: «la via maestra è il dimezzamento dei parlamentari. Votato quello, si deve fare una nuova legge elettorale».

Intanto il governo dovrebbe darsi da fare per approvare la riduzione del Parlamento, visto che, in caso di Referendum, il dimezzamento passerebbe “liscio”, non come nel 2006, quando gli italiani bocciarono il taglio degli onorevoli perchè il provvedimento era inserito nella discussa riforma costituzionale con premierato e devolution.

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