D’Alema a Renzi: sei un ingrato. Botte da orbi nel PD!

Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, doveva essere il volto nuovo della sinistra, secondo le intenzioni dei gotha del PD, che non riuscendo a contenere la sua ascesa al Comune del capoluogo toscano, lo avrebbero volentieri utilizzato quale immagine di un partito in versione “young”. Ma da quando l’improvvido Matteo decise un annetto fa di azzardarsi a parlare di “rottamazione” dei vertici del PD, contro di lui è partita una guerra santa della segreteria romana e di tutta la stampa vicina agli ex DS, che lo massacrano da mesi e scagliano contro la sua persona tutto l’armamentario tipico della sinistra politico-mediatica.

Ma l’apice dell’odio se l’è attirato il sindaco fiorentino, quando a pochi giorni dal voto di sfiducia contro il governo Berlusconi, quello del fatidico 14 dicembre, Renzi varcò il cancello di Arcore per incontrare un premier, che si pensava fosse già finito. La stampa di sinistra gridò allo scandalo e al complotto contro il partito. Renzi si limitò ad osservare che fino a quando Berlusconi sarebbe stato il premier, gli sarebbe toccato incontrare lui. Quando venisse sostituito, incontrerebbe qualcun altro.

Logico, scontato. Ma fin troppo per la sinistra sospettosa. Ed ecco che in città la sua amministrazione deve incontrare ogni giorno ostacoli, che gli vengono frapposti non già dall’opposizione di centro-destra, quanto dalla sua stessa parte, con una Cgil in rivolta totale contro il primo cittadino e che si è fatta già sentire in occasione del primo maggio, quando Renzi decise di tenere aperti i negozi. Ma l’ultima zuffa in casa PD arriva dalle dichiarazioni dello stesso Renzi, che ha fatto trapelare la sua volontà di candidarsi alla premiership del centro-sinistra. Il presidente del PD, Rosy Bindi, gli ha prontamente risposto che per candidarsi dovrebbe lasciare il PD, dato che per statuto è il segretario a doversi candidare. Renzi ribatte che per statuto la Bindi non potrebbe stare nemmeno in Parlamento, essendo molto oltre la seconda legislatura.

E ad aggiungersi al coro degli “indignados” anti-Renzi è intervenuto pure il lider massimo, l’ex premier D’Alema, il quale ha rimproverato al sindaco di Firenze di essere un ingrato, perchè se è a capo della città di Firenze lo deve solo al PD. Inutile scrivere che Renzi non si è affatto tirato indietro nella battuta, rispondendo che la gratitudine, semmai, la deve al PD, non certo alle singole personalità che, come D’Alema, hanno fatto di tutto per non farlo arrivare alla guida della coalizione fiorentina.

Impostazioni privacy