BCE, tedesco Weidmann smentisce dimissioni

“Non vedo ragioni per cui dovrei dimettermi”. Lo ho affermato l’altro componente tedesco della BCE, Jens Weidmann, che è anche governatore della potente Bundesbank tedesca. Weidmann ha così smentito l’ipotesi di dimissioni dal suo incarico di componente del board dell’Eurotower, in rappresentanza della Germania. Ipotesi, che se fosse stata confermata, avrebbe conferito un colpo mortale alla BCE, già fortemente indebolita dalle lacerazioni interne, esplose venerdì scorso con le dimissioni a sorpresa di Jurgen Stark.

Anche Weidmann si era opposto al programma di Trichet di acquisti dei bond italiani e spagnoli, ma evidentemente non ha scelto di seguirne l’epilogo. Le dimissioni di Stark vengono viste positivamente in Italia, perchè viene meno uno degli ostacoli al proseguimento del sostegno dei nostri titoli sul mercato secondario.

Ma è molto difficile che la BCE prosegua tale piano all’infinito, così come non convincono le argomentazioni di quanti sostengono che adesso ci potrebbe persino essere un taglio dei tassi, dato che i tedeschi sono da sempre i massimi difensori della linea del rigore e della lotta all’inflazione. In un certo senso, l’uscita di scena di Stark rappresenta per Francoforte quasi una sorta di credito tedesco, rafforzato anche dalla sentenza dei giudici di Karlsruhe, i quali hanno respinto il ricorso contro gli aiuti tedeschi alla Grecia.

Certo, il nuovo scenario che si sta delineando in queste settimane, con la caduta degli indici di crescita fermerà per molti mesi la politica di rialzo dei tassi, ma per potere pronosticare un loro taglio bisognerà verificare l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona, legata al trend delle materie prime, petrolio in testa.

 

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