I primi dati che emergono dal voto per le elezioni presidenziali che ieri si sono tenute in Guatemala dicono quanto era stato ampiamente previsto. Quando è stato ancora scrutinato solo il 5% delle schede, il candidato del Partito Patriottico, formazione della destra, Otto Perez Molina, è stabilmente al primo posto, con il 37,16% dei consensi raccolti. I risultati sono perfettamente in linea con i sondaggi, anche se alla vigilia si parlava di una vittoria al primo turno ben al di sopra della soglia del 40%. Se nessuno dei candidati riporterà almeno la maggioranza dei voti validi, si andrà a un secondo turno di ballottaggio, previsto per il 6 novembre. Qui, in Guatemala non vengono effettuati gli exit poll e pertanto dovranno attendersi i risultati provvisori, che saranno diramati a fine giornata.
Le elezioni di ieri, con cui si rinnovavano 158 deputati e 333 consigli comunali, oltre ai 20 seggi del parlamento centroamericano, sono avvenute in modo sereno, a parte la sospensione del voto in qualche municipio, a causa di qualche incendio appiccato alle scuole in cui si votava.
Le chance di elezione del Premio Nobel per la Pace, Rigorberta Menchu, già candidatasi nel 2007, sono pressochè nulle e come allora non dovrebbe superare il 2% dei consensi. La particolarità di queste urne è che i tre candidati più importanti per la corsa alle presidenziali sono tutti di destra. L’anomalia è dovuta all’esclusione della candidatura dei socialdemocratici, attualmente al potere con il presidente Colom. Sandra Torres, infatti, che avrebbe dovuto essere il volto della sinistra guatemalteca, era moglie del presidente il quale, non potendosi ricandidare per un divieto costituzionale, aveva divorziato dalla Torres in modo da consentirle la candidatura. Ma il suo nome come candidato non è stato accolto lo stesso e la sinistra rimane scoperta.
Con un tasso di povertà del 50% e con indici di violenza tra i più alti al mondo, la situazione del Guatemala sembra esplosiva, tanto che i tre candidati della destra hanno promesso mano ferma contro il crimine e persino l’applicazione della pena di morte. Il presidente Colom, a capo della formazione di sinistra, ha commentato recentemente che a suo avviso almeno il 42% dei numerosissimi omicidi (circa 20 al giorno) sarebbero connessi al narcotraffico.