Ahmadinejad apre a Oliver Stone le porte dell’Iran

Ha all’attivo undici candidature all’Oscar e tre vittorie conseguite, è stato instancabile bersaglio di polemiche ma anche punto di riferimento per gli appassionati del Cinema, della Storia e di una Verità non (o certamente meno) mistificata e può vantare di essere il primo regista statunitense riuscito nell’intento di intervistare il leader cubano Fidel Castro; eppure, eccentrico e testardo, Oliver Stone continua a far parlare con interesse di sé.

Molti sono gli argomenti caldi trattati nei suoi lavori (l’ “Assassinio di John F. Kennedy“, la “guerra del Vietnam“, il “Salvador“), ma a quanto pare non sono terminati! Noto su scala mondiale per il suo sguardo critico puntato sugli affari del governo Usa, per il suo documentarismo politico teso a svelare più che, al solito, a coprire, il regista newyorkese sembra finalmente pronto a realizzare un altro dei suoi progetti di “denuncia”.

Già nel 2007, Stone aveva annunciato l’intenzione di portare sul grande schermo il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, ma gli scontri allora in atto nel Paese lo avevano costretto a rinunciare, almeno momentaneamente, all’idea.

Ma il progetto, e la volontà di realizzarlo, non avevano mai smesso di pulsare nelle vene di questo illustre regista, certamente uno dei personaggi più discussi e controversi del panorama hollywoodiano.

Così, a distanza di quattro anni, arriva il tanto atteso annuncio: Stone, accompagnato dal figlio Sean, entro la fine del mese si recherà a Teheran per avviare i sopralluoghi in vista del suo prossimo documentario incentrato sull’Iran e sulla cultura persiana. A rendere pubblica la notizia è stata l’agenzia di stampa iraniana Fars. Lo stesso Ahmadinejad si sarebbe dichiarato disponibile a collaborare a patto di eliminare ogni scena non rispondente alla realtà.

Effettivamente, dopo “A sud del confine“, documentario del 2009 sul Presidente venezuelano Ugo Chavez, e quella fama di tutto rispetto come anti-americano guadagnata con una carriera scandita da ritratti di denuncia della madrepatria tesi a denudare le crepe del sistema, anche l’Iran, uno dei regimi più chiusi e difficili, e meno accessibili soprattutto per i cineasti, non poteva rifiutare l’ingresso al grande Oliver Stone!

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