Non solo BoT. La Cina vuole fare il Ponte sullo Stretto

La conferma da parte di Via XX Settembre dell’incontro avvenuto il 6 settembre scorso tra esponenti del Fondo sovrano cinese e i dirigenti del Tesoro e della Cassa Depositi e Prestiti ha chiarito una volta per tutte due aspetti: l’Italia chiede ai cinesi di acquistare i propri bond e i cinesi sono interessati ad espandere la loro influenza in tutta Europa, assumendosi il “rischio” di investire sui traballanti bond dell’Eurozona.

Ma il premier Wen Jiabao, all’apertura del World Economic Forum, non poteva essere più esplicito, dicendosi disposto ad aiutare l’Europa in difficoltà, a patto che venga riconosciuta alla Cina lo status di “economia di mercato”, cosa che le assicurerebbe una maggiore operatività e senza limiti, sui mercati internazionali.

Ma che non si tratti solo di acquistare qualche altro punto di debito italiano (ne hanno già il 4%) lo si è intuito subito. I cinesi sono giunti a Roma una settimana fa per trattare il loro ingresso in asset strategici nazionali, come Eni ed Enel. La trattativa, a dire il vero, sembra essere un pò sfumata. La Cassa Depositi e Prestiti, che detiene quote in queste società, non pare voglia mollarle a Pechino, ma tuttavia l‘interesse dei cinesi è rivolto verso altri investimenti ad alto potenziale, come per il Ponte sullo Stretto.

Il Ministro delle Infrastrutture ha chiarito che Pechino sembra essere interessata a partecipare con propri capitali alla costruzione di alcune infrastrutture, come quella del Ponte sullo Stretto. Per questo investimento, i cinesi sarebbero disponibili a fare ingresso fino al 50% del capitale totale richiesto.

Una vera boccata di ossigeno per le casse dello stato e un’occasione, per potere realizzare infrastrutture strategiche, con un mix tra investimenti pubblici e capitali privati, anche di fondi sovrani.

 

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