Aumento Iva sbagliato con i consumi alla frutta

Nella giornata di venerdì scorso, 23 settembre del 2011, l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, ha comunicato il dato relativo al commercio al dettaglio dello scorso mese di luglio del 2011, con l’indice che ha fatto registrare un calo dello 0,1% rispetto al mese precedente, ed una contrazione pesante, pari al 2,4%, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ovverosia al luglio del 2010. Trattasi di dati pessimi e caratterizzati da una contrazione dei consumi su tutta la linea visto che a luglio 2011, rispetto al mese precedente, sono scese sia le vendite al dettaglio di alimentari, sia quelle di prodotti non alimentari.

Insomma, come sottolineato proprio venerdì scorso dal Codacons, appresi i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, i consumi in Italia sono alla frutta, ragion per cui il recentissimo aumento dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), ed in particolare dell’aliquota Iva ordinaria, dal 20% al 21%, rischia di essere per le famiglie numerose e per quelle povere che vivono in Italia il colpo di grazia. D’altronde, stando alle rilevazioni Istat, nello scorso mese di luglio sono scese le vendite di generi alimentari anche nella GDO, ovverosia nella Grande Distribuzione Organizzata, dove i prezzi generalmente sono più bassi rispetto alle cosiddette botteghe di vicinato.

In sostanza appare sempre più crescente la quota di famiglie italiane che stringe la cinghia quando si tratta di comprare generi alimentari, anche quando nella GDO sono in promozione. Ragion per cui se con l’aumento dell’Iva si vuole salvare l’Italia raggiungendo il pareggio di bilancio nel 2013, chi salverà gli italiani?

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