“La pelle che abito”, la chirurgia estetica, Silvio Berlusconi: parla Pedro Almodòvar

La pelle che abito“, ultima prova di Pedro Almodòvar per cui il regista spagnolo ha voluto, dopo vent’anni da “Legami“, l’attore Antonio Banderas sul set, è stata un’importante occasione per ascoltare le parole del padre di “La mala educaciòn“.

In vista di una promozione italiana della pellicola, il regista ha infatti rilasciato una lunga intervista a l’Espresso, dove ha toccato diversi temi, da quello portante della chirurgia estetica a quello meno scontato (ma d’altronde come negare un collegamento?) del nostro premier Silvio Berlusconi.

Per chi non dovesse ricordarlo il film, ispirato al romanzo “Tarantula” di Thierry Jonquet, racconta le vicende di un celebre chirurgo plastico, Robert Ledgard, che in seguito ad un incidente stradale durante il quale la moglie muore carbonizzata avvia degli esperimenti, che porterà avanti per 12 anni, per creare un tessuto sintetico simile alla pelle umana ma più resistente…

In proposito, così si è espresso il regista: “è un film duro che riesce a disegnare, in un contesto terribile, un finale non troppo distante dalla felicità. Mi interessava raccontare un processo di resistenza interiore. Descrivere un angolo inaccessibile di umanità in cui, tra un’angheria e una negazione, si continui a essere se stessi”.

Per quanto riguarda la chirurgia plastica, Almodòvar si dice sinceramente favorevole. Il volto è lo specchio, il tramite con cui ci presentiamo agli altri, e con le dovute cautele è giusto trasformarlo se non lo si accetta completamente.

Il passo dal mondo della chirurgia a quello politico è stato poi abbastanza breve, e ancor di più quello che ha condotto il discorso direttamente sul nostro premier: “non vivo qui, sul vostro premier ho più domande che risposte e classificare Berlusconi è complicato. Le notizie che lo riguardano abbracciano più il sesso che la politica”, ha dichiarato il regista, “Berlusconi è un omofobo ossessionato dalle donne che si vanta in continuazione di non essere finocchio. Questa frenetica lotta contro il trascorrere del tempo e l’ideale modello di bellezza maschile agognato da Berlusconi si avvicina ad ambiti professionali che ben conosco e dove, per ragioni tra le più varie, l’omosessualità abbonda. Chiederei agli italiani lumi sullo sconcerto e sullo scandalo che il suo nome provoca ovunque”.

Dichiarazioni schiette e libere, degne di un artista senza legami e senza gabbie.

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