Scontro sul Ddl intercettazioni, in arrivo la censura per Internet ma non tutti sono d’accordo

Arriva alla Camera il contestatissimo Ddl sulle intercettazioni, che nella versione attuale (l’ennesima) permetterebbe la pubblicazione delle stesse solo se rilevanti per le inchieste e solo alla vigilia del processo, vietando la divulgazione di tutte le altre. Le intercettazioni da mettere agli atti o meno, sarebbero decise nella cosiddetta “udienza-filtro” (una iniziativa suggerita a suo tempo dalla stessa magistratura) che si svolgerebbe alla presenza degli avvocati degli accusati. Nelle more del disegno di legge si nascondono però altri punti controversi ed insidiosi, tra i quali la norma sull’obbligo di rettifica per i siti web, ribattezzata “ammazza-blog”, una disposizione che obbligherebbe i gestori di qualsiasi spazio web, tassativamente entro 48 ore da un reclamo, a cambiarne il contenuto, pena pesanti sanzioni.

Una norma fondata su di un principio condivisibile, ma strutturata così male (scritta probabilmente da non “addetti ai lavori”) da risultare una vera e propria “censura preventiva” per la quasi totalità dei siti più piccoli di informazione indipendente.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini (a suo tempo fortemente critico sulla questione) fa subito sapere di auspicare che almeno stavolta il governo eviti di ricorrere alla  fiducia, nonostante appena un paio di giorni fa un infervorato premier straparlava per l’ennesima volta del formidabile strumento di indagine che rappresentano le intercettazioni, arrivando a descrivere l’Italia come uno “stato di polizia” che terrorizza i cittadini che parlano a telefono.

Agguerrite le opposizioni, in particolare Italia dei valori. Per il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, questo governo è ormai “allo sfascio e prossimo al tracollo” e nonostante ciò si preoccupa disperatamente di approvare un provvedimento che “serve solo ad impedire la pubblicazioni di intercettazioni che inchiodano il premier ed i suoi scherani”, mentre per quello al Senato, Felice Belisario, non bisogna dimenticare il rischio di “bavaglio” alla rete: “A Berlusconi non basta controllare tg, programmi televisivi, quotidiani, settimanali. Ora ci riprova con la Rete. Unico caso in Europa”. Per l’eurodeputata Pd Debora Serracchiani, il presidente del Consiglio si ispira a regolamentazioni di stampa e web più simili a quelle “del Nord Vietnam” piuttosto che occidentali: “Anche in mezzo alla tempesta economica più temibile, il premier continua a dare priorità all’iter di leggi che sono in cima ai suoi personali interessi”.

Tuttavia non mancano le perplessità nella stessa maggioranza, con il ministro della Giustizia, Nitto Palma, che marca la differenza col suo predecessore Alfano, e pur dichiarando che il testo uscito dalla Commissione Giustizia è sostanzialmente condivisibile, a margine della sua visita a Reggio Calabria ammette di non esserne pienamente soddisfatto: “Ci sono delle cose che personalmente non mi trovano d’accordo. Ho avuto modo di parlare serenamente con la presidente Bongiorno. La valutazione che verra’ fatta in questi giorni e’ verificare se il testo, con qualche piccola modifica, costituisce un bene o se dobbiamo dimenticarlo per trovare l’ottimo”.

Per quanto riguarda il comma “ammazza blog”, interviene invece il deputato del Pdl Roberto Cassinelli, annunciando la ripresentazione di un suo emendamento: “Già nell’estate del 2010 la rete si era mobilitata per modificare il comma 29: in quella occasione presentai un emendamento, scritto con il contributo degli internauti italiani, che aveva l’obiettivo di conciliare il giusto principio per il quale chi scrive falsità sul conto altrui deve rettificare con le esigenze e le peculiarità di un mondo, quello del web, che continua ad evolvere e non può in alcun modo essere represso”.

Impostazioni privacy