Caso Tarantini, Berlusconi rischia l’incriminazione

Tornano liberi Gianpaolo Tarantini e sua moglie Angela Devenuto: è la decisione presa ieri a tarda sera dai tre giudici del Tribunale del Riesame di Napoli. Una decisione che ha richiesto ben 14 ore di camera di consiglio e che ha anche modificato il capo di imputazione nei confronti di Valter Lavitola, l’unico per il quale la misura della custodia cautelare è stata confermata: l’ex direttore dell’Avanti (al momento latitante) è ora accusato di istigazione a mentire davanti l’autorità giudiziaria.

Il Riesame ha ritenuto, infatti, che Tarantini sia stato indotto a mentire nell’inchiesta di Bari sul caso escort e poi anche davanti ai magistrati napoletani: proprio per questo motivo la competenza territoriale dell’inchiesta è stata assegnata alla procura pugliese e non al Tribunale di Roma come deciso invece dal giudice per le indagini preliminari Amelia Primavera.

Ma la decisione dei giudici partenopei segna una svolta nell’inchiesta e apre uno scenario nuovo anche per Berlusconi: il presidente del consiglio potrebbe, infatti, vedere cambiata la sua posizione. Ora che l’indagine non è più incentrata sul ricatto, ma sull’induzione alla menzogna, anche per il premier potrebbe scattare l’imputazione: dal dispositivo depositato dai giudice del Riesame sembrerebbe emergere, infatti, la figura di Berlusconi come quella di ispiratore delle false dichiarazioni rilasciate da Tarantini sia ai magistrati di Bari che a quelli partenopei. Per avere un quadro più chiaro però sarà necessario attendere la lettura delle 30 pagine di motivazioni che stanno alla base della decisione del Tribunale dei Riesame di Napoli.

Intanto l’imprenditore barese ha già lasciato il carcere di Poggioreale evitando però commenti: “Voglio solo andare a casa a riabbracciare le mie bambine”, le uniche dichiarazioni rilasciate da Tarantini. La decisione del Riesame chiude quindi la diatriba sulla competenza territoriale dell’indagine che il giudice per le indagini preliminari Amelia Primavera aveva assegnato al Tribunale di Roma: ora il caso passa alla Procura di Bari anche se i magistrati della capitale hanno aperto un fascicolo per il presunto ricatto subito da Silvio Berlusconi. L’indagine principale invece passa a Bari e il primo passo dei magistrati potrebbe essere quello di iscrivere il presidente del consiglio nel registro degli indagati.

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