Cgil in campo contro la legge bavaglio

Per difendere la libertà della stampa e della magistratura, la Cgil ha deciso di scendere in campo per protestare contro la “legge bavaglio”. Nella manifestazione prevista in piazza Pantheon a Roma, il sindacato ha deciso di esserci, per difendere l’autonomia di stampa e magistratura, minacciati da anni da un governo smanioso di “imbavagliare” chiunque possa essere una vera minaccia per la sua attività. Il segretario della Cgil Fulvio Fammoni ha assicurato che la Cgil non mollerà: “nelle prossime settimane marcheremo a uomo i passaggi parlamentari del disegno di legge sulle intercettazioni”. La decisione della Cgil non proviene solo dall’avversione al passaggio del provvedimento contro le intercettazioni: “invece di parlare di lavoro e sviluppo, la maggioranza intasa il Parlamento con provvedimenti utili solo a salvare Silvio Berlusconi dai suoi processi”.

L’indignazione è tanta, proprio perchè la maggioranza, in un momento difficile come questo che sta vivendo il Paese, continua ad insistere su questi provvedimenti, che nulla hanno a che fare con i problemi più urgenti che ci sono da affrontare. Fammoni continua: “Questo provvedimento non ha niente a che fare con la privacy. Basta far caso a una cosa: viene riattivato solo quando emergono problemi di carattere giudiziario relativi al presidente del Consiglio. Sembra che si utilizzi la crisi, il fatto che i cittadini sono impegnati a pensare a come arrivare alla fine del mese, per continuare l’affondo verso la libertà d’informazione”. Per Fammoni la legge bavaglio “è solo un pezzo di un’iniziativa più generale che mette insieme le censure, i tagli e il depotenziamento del servizio pubblico, gli interventi sui giornalisti”; e non è l’unico a pensarla così.

Dopo quello che è emerso dalle indagini sul caso Tarantini, Fammoni parla di “interferenze, indebite, dell’esecutivo sulla magistratura”, ma anche le nuove norme “ammazza-blog” e la cosiddetta “legge D’Addario”, che vorrebbe bloccare le intercettazioni considerate fraudolente. La legge che si cerca di far passare è un tentativo più capillare di mutilare un servizio d’informazione ed un sistema d’indagine diventati ormai eccessivamente scomodi ed “invadenti”.

Riguardo la questione della privacy, Fammoni è stato molto chiaro: “ci interessa sapere che il presidente del Consiglio invita un possibile indagato a restare fuori dal Paese per non subire un processo. Ci interessano le risate della cricca pochi minuti dopo il terremoto de L’Aquila”. L’invito della Cgil a partecipare è rivolto a tutti: “Abbiamo già fermato questa legge più volte. E attraverso la mobilitazione dei cittadini per il referendum dello scorso giugno abbiamo mandato un messaggio chiaro alla politica: ci sono beni comuni, come l’informazione, che non vanno toccati”.

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