Grecia, scioperi statali e ministeri occupati

Non si allenta la tensione su Atene, nonostante sembra più vicina la sesta tranche da 8 miliardi che entro questo mese la BCE, la UE e il Fondo Monetario dovrebbero sganciare. Perchè se ancora una volta la bancarotta dei conti pubblici potrà essere evitata, è il prezzo che si dovrà pagare per il salvataggio che sta facendo esplodere una situazione già incandescente da un punto di vista sociale. La scorsa settimana, in tutta fretta, il Parlamento ha dovuto approvare la tassazione sugli immobili, varata la settimana precedente dal governo Papandreou, che porterà nelle casse dello stato almeno 4,8 miliardi di euro tra il 2011 e il 2012. Un’imposta che va dai 5 ai 20 euro per metro quadrato, compresa la prima casa, un salasso inaccettabile per i greci, già alle prese con la peggiore crisi dalla fine del regime dei Colonnelli.

E adesso l’ondata degli scioperi incessanti proclamati dal sindacato Adedy si sta spostando ai ministeri, occupati da centinaia di dipendenti, in rivolta contro l’annuncio di ulteriori tagli ai loro stipendi e l’ipotesi di mettere in mobilità il 20% dei lavoratori pubblici.

Spiega una dipendente ministeriale alle telecamere che la riprendono che lavora da dieci anni in quel posto, guadagnando mille euro al mese. Lo stipendio non le viene più corrisposto da giugno e adesso le potrebbe essere decurtato a 600 euro. Disperazione, che si è tradotta nell’occupazione degli uffici dei ministeri, in particolare, di quelli dei trasporti, proprio nel giorno in cui ieri alcuni rappresentanti della troika erano in visita ad Atene per trattare sui prestiti e verificare lo stato della situazione.

La Grecia è ormai travolta da scioperi e manifestazioni continue di protesta, davanti al Parlamento, in piazza Syntagma, ovunque. L’arrivo dei nuovi aiuti non vengono nemmeno avvertiti di buon occhio, perchè tutti hanno ormai compreso che ogni euro sganciato dall’Europa ha un suo prezzo e a pagare dovranno essere tutti i greci.

A tremare ora sono i tassisti, dato che tra le nuove misure previste in arrivo ci sarebbe pure la liberalizzazione delle licenze che, aumentando il numero dei taxi, porterebbe a una maggiore concorrenza. Fumo negli occhi per un Paese vissuto su posizioni parassitarie, che sta pagando a caro prezzo.

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