Dexia, confermate ipotesi scissione e “bad bank”

Sembrano trovare conferma tra gli operatori di mercato le voci che vorrebbero l’istituto di credito franco-belga Dexia diviso in una sorta di “bad bank“, a cui faranno riferimento tutti i titoli potenzialmente problematici, mentre  circa 70 miliardi di crediti sarebbero ceduti a una società mista, costituita da Caisse des Depots e Banque Postale. Si tratta di crediti vantati nei confronti degli enti locali.

Ma i governo di Parigi e Bruxelles sarebbero pronti a sostenere Dexia anche con garanzie proprie. Non troverebbe, invece, conferma la voce di un’imminente vendita sul mercato della controllata italiana Dexia Crediop. I vertici aziendali italiani continuano a parlare di sostegno della casa madre e citano dati, che lascerebbero prefigurare una situazione positiva, con un utile consolidato di 42 milioni di euro, sofferenze nette per soli 0,8 milioni di euro e un Tier 1 al 16,40%, molto al di sopra del requisito Eba del 10,6% (anche se si parla di innalzare il coefficiente a 11,4%).

Molto allarmante, invece, sarebbe la composizione del business della Dexia, che vanta crediti complessivi per circa 300 miliardi di euro, per lo più nel segmento a medio-lungo termine, mentre i depositi ammontano a soli 100 miliardi. E questo, con un fabbisogno di breve periodo ancora calcolato in 96 miliardi.

Quindi, il vero problema di Dexia sarebbe la illiquidità, non tanto lo stato di solvibilità. Ha crediti che riscuoterà mediamente più in là, mentre necessita di contanti nel breve termine e la capacità di rifinanziamento sul mercato diventa sempre più ardua e a un costo crescente.

Che vi sia comunque un legame tra il destino della banca e quello del governo di Parigi, oltre che belga, lo dimostra il rimbalzo di un paio di punti percentuali, che il titolo ha mostrato alla notizia per cui la Francia non dovrebbe perdere a breve la tripla A sul suo debito.

 

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