Obama fuori di testa, Europa e Cina causa dei mali d’America

E’ in caduta libera nei sondaggi negli USA e il suo tasso di popolarità è ai minimi, come hanno dimostrato le recenti elezioni suppletive a New York, dove un Repubblicano ha strappato un seggio a un Democratico dopo 90 anni di incontrastato dominio. E per giunta in un quartiere, quello del Queens, in cui la lobby ebraica ha sempre appoggiato i Democrats. E stando a un recentissimo sondaggio della Abc, il 55% degli americani ritiene che l’anno prossimo alla Casa Bianca ci sarà un Repubblicano, solo il 37% crede che Obama sarà riconfermato e l’8% è indeciso.

E quando le cose si mettono male (lo stesso Obama ha ammesso di non sapere se ce la farà), si ricorre a un metodo antico quanto la focaccia, ossia scaricare le responsabilità dei problemi su fattori esterni, che per forza di cosa non possono dire la loro. E questi fattori esterni, nel caso di Obama sarebbero Cina ed Europa. Sì, perchè il primo presidente afro-americano della storia, la promessa dei progressisti di tutto il pianeta di migliori rapporti internazionali, dopo la fase unilaterale di George W.Bush, ha avuto la sfrontatezza di affermare che l’America non cresce a causa di Cina ed Europa. E se sul primo caso avrebbe non poche ragioni, quanto al Vecchio Continente la storia è persino capovolta.

Secondo Obama, i problemi del debito dell’Eurozona non consentono agli USA di crescere quanto potrebbe, a causa dell’instabilità che causerebbe ciò tra imprese e consumatori. Poi, c’è la questione del tasso di cambio troppo volatile che danneggerebbe le esportazioni USA e quel cambio fisso dello yuan che crea squilibri.

Dunque, dimentica l’inquilino della Casa Bianca che sono stati proprio gli USA a creare il cosiddetto “effetto domino” della crisi, con la questione del debito, declassato per la prima volta nella storia da parte di un’agenzia di rating, Standard & Poor’s. Dimentica, insomma, le responsabilità del governo federale, che ha tentato di risolvere la recessione del 2008, attraverso un’iniezione di altro debito e tassi zero, che hanno creato sfiducia sui mercati, in conseguenza di un livello globale di indebitamento, considerato insostenibile.

Ci sarebbero tante ragioni per le quali Obama dovrebbe stare quanto meno zitto. Per non parlare del cambio con l’euro, che gli USA hanno volutamente manipolato per anni, a loro vantaggio, svalutando di fatto il dollaro. Sarà difficile che una dozzina di parlamenti si mettano d’accordo, ha affermato sprezzante Obama, alla faccia di chi ha visto in lui un interlocutore più adeguato per l’Europa. Altro che salire in cattedra. Non possono venire lezioni da Washington, meno che meno da Barack Obama.

 

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