Imprese italiane in difficoltà col credito bancario

Nel nostro Paese quello dell’insolvenza delle imprese sta diventando un grosso problema, una malattia cronica purtroppo a causa dell’intensità e dell’estensione, senza precedenti, della crisi finanziaria ed economica. Non a caso, in base alle rilevazioni effettuate dalla Cgia di Mestre, attraverso il proprio Ufficio Studi, in Italia nell’ultimo anno c’è stato un aumento del 40% delle sofferenze bancarie delle imprese; trattasi di una montagna di soldi, ben 21,2 miliardi di euro in più anno su anno, che da un lato appesantisce i bilanci degli istituti di credito, e dall’altro, al momento dell’insolvenza, taglia fuori l’impresa dal poter sottoscrivere in futuro finanziamenti e prestiti.

Questo perché con l’insolvenza scattano le segnalazioni in centrale rischi, ragion per cui per una PMI insolvente che si reca in banca, a chiedere altri soldi in prestito, l’accesso al credito è praticamente e sostanzialmente impossibile. Spesso a diventare insolventi non sono aziende italiane decotte, ma imprese sane ingoiate dal vortice della crisi; molte imprese, infatti, non riescono ad onorare le rate dei prestiti concessi dalle banche per il semplice fatto che hanno una montagna di crediti non riscossi, spesso anche da parte delle Amministrazioni Pubbliche a causa del Patto di Stabilità che i comuni devono rispettare, e che rappresenta il colpo di grazia per le aziende che operano sul territorio.

Con le rate da pagare, e con i crediti non incassati, anche sull’impresa sana poi scattano i pignoramenti e le procedure esecutive che mettono le ganasce alla produzione ed alla produttività aziendale. Ed in buona parte di questi casi tutto ciò è l’anticamera della chiusura.

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