Jane Eyre – Recensione

Jane, piccola, dolce creatura, quasi ultraterrena… Io vi amo come la mia stessa carne!…” Partendo dall’ultima versione cinematografica precedente a questa, pervenutaci nel lontano 1996 e diretta dal noto regista Franco Zeffirelli, arriviamo con ben quindici anni di distanza alla nuova trasposizione, decisamente molto diversa per scenografia e stile narrativo. Tratto dal famosissimo e straordinario romanzo gotico-vittoriano omonimo di Charlotte Bronte, il film di “Jane Eyre” è una vera e propria tempesta di emozioni contrastanti, la storia di un grande amore tormentato che non dà pace ai due protagonisti, profondamente segnati nello spirito, che li avvicina e li allontana per poi esplodere con tutta la sua intensità.

Questa volta quindi, dietro la macchina da presa, troviamo un autore californiano nato da padre giapponese e madre svedese, il cui nome è Cary Fukunaga, qui alla sua opera seconda. Il suo intento iniziale è stato quello di concentrare l’attenzione sugli aspetti più cupi della vicenda, decidendo di raccontare gli eventi senza seguire l’esatta cronologia, per poi riprendere successivamente il filo logico del discorso, descrivendo con trasporto i sentimenti dei personaggi. Costoro, ottimamente interpretati da Mia Wasikowska, una Jane Eyre fortissima pur nella sua apparente fragilità, e da Michael Fassbender, un Edward Rochester scontroso, ironico, sofferente, ma piacevolmente conquistato dall’animo buono e fiero della ragazza, sono il fulcro catalizzatore degli avvenimenti narrati.

Il resto del cast artistico vanta altre eccellenti interpretazioni, come quella di Judi Dench nel ruolo della governante di casa Rochester, la dolce signora Fairfax, quella di Jamie Bell nei panni del pastore St. John Rivers, quella di Sally Hawkins che incarna la terribile zia Sarah e quella di Valentina Cervi nel ruolo inquietante di Bertha, alter ego di Jane e moglie malata di Rochester. Il cast tecnico invece, è costituito dalla sceneggiatrice inglese Moira Buffini, dal costumista Michael O’Connor, dal direttore della fotografia Adriano Goldman, che sfrutta appieno le potenzialità del mezzo, dosando sapientemente luci e ombre sulle figure rappresentate e riprendendo con larghe vedute l’incomparabile bellezza della natura, dallo scenografo Will-Hughes Jones, e dal compositore Dario Marinelli, che decide di inserire nella colonna sonora, l’ipnotico brano musicale dei Goblin già utilizzato per il film di Dario ArgentoSuspiria“.

Jane Eyre“, la cui trama presenta tinte decisamente tendenti al thriller e al mistero, si apre con la fuga disperata di Jane dalla maestosa e lugubre dimora di Mr. Rochester, dove lavorava come istitutrice, per poi soffermarsi sulla sua sfortunata infanzia presso il collegio di Lowood e sul suo arrivo a Thornfield Hall, la magione di Edward, attraverso l’utilizzo di un lungo flashback, che la riporterà infine tra le braccia dell’unico uomo della sua vita. Concludendo, “Jane Eyre” incanta ed emoziona, come solo i grandi classici senza tempo sanno fare. Buona visione!

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