Liberia al voto per scegliere presidente e parlamento

Circa 1,8 milioni di cittadini liberiani sono chiamati oggi alle urne, per eleggere il capo dello stato, i 73 deputati e la metà dei 30 senatori. Si tratta delle seconde elezioni politiche e presidenziali dalla fine della guerra civile, conclusasi otto anni fa e che in quattordici anni di sanguinoso conflitto ha distrutto il Paese. Già nel 2005, infatti, vi furono le prime presidenziali, vinte da una donna, Ellen Johnson Sirleaf, oggi 72 anni, premiata un paio di giorni fa con il Premio Nobel per la Pace. Il riconoscimento è conseguente al fatto che il capo di stato avrebbe ricostruito il tessuto sociale del Paese, mantenendo e ricercando la pace all’interno dei confini nazionali. Ma i pronostici della vigilia sono controversi.

Si prevede, infatti, un testa a testa tra il presidente uscente e il maggiore candidato delle opposizioni, Winston Tubman, 70 anni, considerato favorito nella corsa per la presidenza. E tra i due sono volate parole grosse durante la campagna elettorale. Alla notizia che Sirleaf aveva ottenuto il Premio Nobel, Tubman ha dichiarato che la donna non lo meriterebbe, in quanto avrebbe commesso violenze durante i suoi sei anni di mandato. Lo stesso Tubman ha promesso che in caso di vittoria metterebbe mano a una pace vera, non presunta come quella di questi anni.

La stessa Sirleaf, intervistata dai quotidiani inglesi, ha ammesso che non tutto è stato fatto in questi anni, ma ha sottolineato come sia difficile ricostruire in soli sei anni uno stato del tutto distrutto. Ma nel Paese monta la delusione. Sono tanti i giovani che lamentano le mancate promesse di Sirleaf, soprattutto, per la mancanza di un lavoro. Così come sono tante le donne deluse, perchè pur riuscendo spesso a sopravvivere, non avrebbero i mezzi per mandare i figli a scuola. E proprio sul voto delle donne conta il presidente uscente, che lo considera determinante, come lo sarebbe stato anche nel 2005. Ma il suo rivale Tubman ha anche il privilegio di essere nipote di William Tubman, considerato il padre della Liberia moderna, avendo governato il Paese dal 1944 al 1971.

Una nota di colore: alle presidenziali corre anche l’ex calciatore del Milan George Weah, già sconfitto nel 2005 dalla Sirleaf. Sulla regolarità del voto vigilano 4.400 osservatori liberiani e 800 stranieri, in un Paese che ancora vede la presenza di 9200 caschi blu dell’Onu per la missione di pace UNMIL.

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