Silvio ha un piano, battersi a favore del referendum

Sembra rinvigorito il premier dal voto di due pomeriggi fa, quando la Camera gli ha dato la fiducia con 316 sì e solo 301 no. Non si è verificato quello che nella maggioranza chiamano più o meno il “golpe tecnico”  tentato dalle opposizioni, che hanno cercato invano di far mancare il numero legale. Alla fine hanno ottenuto solo una figuraccia mediatica, anche se è dura da ammettere. Ma il premier sa che questa sgangherata coalizione di centro-destra non potrà andare avanti a lungo se non ci sarà un colpo d’ali. Le divisioni interne ci sono ancora e saranno destinate ad acuirsi, se Silvio non farà qualcosa. Lo scoglio ultimo, oltre il quale il governo potrebbe seriamente cadere con la prospettiva di urne anticipate alla primavera, sarebbe il 20 gennaio.

Quel giorno la Cassazione dovrà decidere se i requisiti referendari sulla legge elettorale per abolire il Porcellum siano ammissibili. Molti nella maggioranza temono che nel caso vengano ammessi, l’unica soluzione per l’esecutivo sarebbe di sciogliere le Camere, chiedendolo a Napolitano, per evitare il referendum. Questo fino a ieri. Nelle ultime ore, infatti, c’è un’indiscrezione che vorrebbe un Berlusconi pronto a cavalcare le ragioni di chi vuole l’eliminazione di questa legge elettorale. Questo per due motivi essenziali: non restare travolti dal vento dell’anti-politica che soffia forte da mesi e che potrebbe trovare espressione proprio al referendum sulla legge elettorale. Secondo: con il ritorno al Mattarellum e ai collegi uninominali, il PDL costringerebbe Casini a scegliere se stare a destra o a sinistra, ma non potrebbe correre da solo, perchè scomparirebbe matematicamente.

Non che quello del referendum sia l’unico problema per il centro-destra, ma la carta del Mattarellum sarebbe un’incredibile svolta del premier, il quale, da un punto di vista personale, non ha mai gradito la logica del proporzionale, che nel 2005 subì proprio dall’ “ingrato” Casini. E la cosa varrebbe anche per la Lega. Se qualcuno nel Carroccio anche solo pensasse di andare un giorno da soli, con il Mattarellum dovrebbe toglierselo dalla mente. Ma si dice che lo stesso Maroni sia dell’idea di Berlusconi di cavalcare il referendum.

Casini avrebbe poche chance di scelta. Con il proporzionale, potrebbe correre da solo e salvaguardare la propria autonomia e dignità centrista. Potrebbe allearsi anche a sinistra, conservando il nome dell’UDC. Ma se tornassimo all’uninominale, difficilmente potrebbe schierarsi con Bersani, Vendola e Di Pietro, perdere il proprio simbolo e andare contro un candidato Alfano, che in Europa sta come lui nel PPE. Ecco perchè il leader dell’UDC freme per andare alle urne.

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