This Must Be The Place – Recensione

Immaginate di essere un gothic rocker dublinese in declino di circa cinquant’anni, che lontano dai riflettori non sa più che cosa fare nella vita, che passa le sue giornate in preda alla noia più assoluta, che lui scambia per depressione sentendosi costantemente inadeguato, che attende qualcosa o qualcuno che gli indichi il cammino da intraprendere, per liberare il suo vero Io e uscire dal tunnel oscuro dell’apatia, in cui intenzionalmente o per cause indipendenti dalla sua volontà si è ingenuamente avventurato, e che poi miracolosamente riesce a combattere e a sconfiggere i suoi demoni, provenienti da un passato lontano, compiendo un viaggio fisico e psicologico lungo gli Stati Uniti, che lo porterà a risolvere le sue problematiche, riappropriandosi con ritrovata maturità della sua esistenza.

This Must Be The Place” è un film introspettivo, intimista, che scava profondamente nell’animo tormentato del protagonista, coinvolgendo anche lo stesso spettatore, che arriva a sentirsi parte della vicenda narrata, vivendo con trasporto l’esperienza catartica di questo fragile e sensibile individuo, perennemente nascosto da una maschera, caratterizzata da cerone bianco, capelli dark cotonati e rossetto rosso fuoco, in aperto contrasto con il colore azzurro degli occhi, che se da una parte lo protegge dalla crudele realtà, dall’altra gli impedisce di crescere, relegandolo in una sorta di limbo del tempo che fu, che non ha più ragione d’esistere.

Tratto dal titolo omonimo di una canzone del 1983 del gruppo musicale dei Talking Heads, “This Must Be The Place” è diretto dal regista italiano Paolo Sorrentino e vanta un cast di tutto rispetto, soprattutto iniziando dal personaggio principale Cheyenne/John Smith, che ha le fattezze del bravissimo attore Sean Penn, e continuando con la moglie pompiere Jane Smith, interpretata dall’ottima attrice Frances McDormand. Da ricordare anche la partecipazione della figlia di Bono degli U2 Eve Hewson, nel ruolo della giovane amica complicata Mary e dell’attore Harry Dean Stanton che interpreta Robert Plath. “This Must Be The Place” è la storia di una doppia scoperta: quella del mondo che Cheyenne attraversa per ritrovare Aloise Lange, l’uomo che nel campo di concentramento di Auschwitz, si era fatto odiare dal padre ebreo recentemente scomparso, e quella della parte più intima del suo essere, per comprendere con pienezza chi è veramente.

Analizzando invece l’aspetto puramento tecnico di questa pellicola cinematografica, sono assolutamente da apprezzare gli struggenti primi piani di Cheyenne, la fotografia brillante di Luca Bigazzi, la presenza di eccezionali riprese paesaggistiche in campo lungo, carrellate e piani sequenza davvero superbi, con l’aggiunta dei grandangoli sia per le scene in interni che per quelle in esterni, arrivando persino ad alterare le dimensioni dei volti, e la colonna sonora di Will Oldham e David Byrne atta a ricalcare fedelmente trama e carattere dei personaggi, includendo al suo interno anche una significativa voce fuori campo, utile per mettere in comunicazione il protagonista con il fine del suo viaggio. “This Must Be The Place” è distribuito da Medusa.

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