USA, scontro primarie a Las Vegas. Tutti puntano su Romney

L’ennesimo dibattito a Las Vegas tra i candidati Repubblicani per la corsa alla nomination del partito in vista delle presidenziali dell’anno prossimo, mandata in onda dalla Cnn, ha dato conferma delle posizioni consolidate in campo. Lo scontro è Mitt Romney contro Rick Perry, ma il primo diventa sempre più il favorito, mentre il secondo si tiene a galla solo puntando ad attaccare il suo rivale diretto. I restanti candidati sono solo di contorno, con qualche fulmineo fuoco di paglia, come quello che aveva acceso l’imprenditore di colore della pizza Herman Cain, che anche ieri ha cercato di farsi spazio tra la platea dei candidati, ma è rimasto oscurato dalla rissa verbale tra Romney e Perry, che ha persino sfiorato lo scontro fisico.

Il tutto è iniziato con un dibattito che stava diventando la fotocopia del precedente: Romney che discuteva con Herman Cain. Per evitare di rimanere incastrato nella logica dello scontro a due, che lo avrebbe fatto fuori dai giochi, Perry ha chiesto a Romney perchè avesse tenuto tra i suoi collaboratori alcuni immigrati clandestini, rifacendosi a una notizia di tre anni fa. Romney ha risposto che la notizia era stata priva di fondamento, perchè aveva subito chiesto al titolare dell’impresa di licenziare i clandestini, perchè si stava candidando. Una risposta che ha lasciato lo spazio per ipotizzare che Romney avesse chiesto il loro licenziamento solo perchè si stava per candidare.

Perry ha continuato a incalzarlo con varie domande, fino a fare innervosire il solito pacato Romney, che gli ha messo una mano sulla spalla, dopo avere chiesto al moderatore di intervenire per consentirgli di parlare. Alla fine Perry ha raggiunto il risultato di tornare a diventare l’anti-Romney e la sua proposta fiscale di un’aliquota unica o “flat tax” è stato anche un buon colpo.

Tuttavia sono in pochi a credere in lui. Men che meno a Cain, considerato un fenomeno meteora, destinato a svanire con i giorni e frutto più mediatico che politico. La sensazione, tra coloro che negli ultimi venti anni hanno curato le campagne elettorali di Repubblicani e Democratici e che sono stati intervistati dalla stampa nazionale, è che Romney a febbraio otterrà la nomination e solo lui potrà battere Barack Obama.

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