Bini Smaghi resti alla BCE, Sarkozy può solo abbaiare

La nomina di Ignazio Visco a governatore della Banca d’Italia ha una prima concreta conseguenza sugli equilibri politici internazionali. Il banchiere centrale Lorenzo Bini Smaghi, che fino a ieri era dato per (quasi) certo nuovo governatore di Bankitalia, resta ancora nella posizione di componente italiano del board della BCE. Ora, con l’arrivo di Mario Draghi a Francoforte nel ruolo di governatore della BCE, nel consiglio esecutivo siederebbero due italiani e nessun francese. Questo perchè l’uscente Jean-Claude Trichet è francese e, andando via, la Francia non ha alcun altro suo rappresentante.

Si può capire benissimo come in una fase come questa sia assolutamente necessario per ogni Paese cercare di contare il più possibile sugli equilibri nell’Eurozona. Ecco che i francesi a giugno, subito dopo la nomina informale di Draghi a governatore, avevano sollecitato immediate dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi, che rispose mandandoli a quel paese. Sì, perchè una cosa è l’opportunità politica, un’altra le regole. E le regole dicono che un componente del board non può essere rimosso, a meno che non commetta atti gravi. Non solo: lo statuto della BCE espressamente sottolinea l’autonomia dell’istituto dalla sfera politica. Per dirla in soldoni: se Bini Smaghi si dimettese, sarebbe un atto di subordinazione della banca centrale ai governi, cosa che andrebbe contro le regole e lo stesso spirito che ne sta alla base.

E se le regole hanno un senso, esse devono valere per tutti. Persino per un Sarkozy smanioso di rivincere le presidenziali, cosa che molto, molto probabilmente non avverrà. Non tocca nè all’Italia nè tanto meno a un uomo dalla carriera e dal curriculum di Bini Smaghi aiutare l’Eliseo nella sua campagna elettorale. Semmai sarebbe l’Italia a potere eccepire che gli incontri tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy sono fuori da qualsiasi legittimazione, nel momento in cui discutono per gli altri su cosa fare per l’Eurozona, non avendo ricevuto alcun mandato in tal senso.

Non indietreggi Bini Smaghi. Non è una questione di dispetto al poco amato amico francese, quanto di salvaguardia dell’autonomia nazionale. Non si può accettare che un capo di stato straniero solleciti formalmente le dimissioni di un funzionario di un altro Paese, al di fuori di quelle che sono le regole scritte tutti insieme. Che non siamo l’Europa dei popoli, lo avevamo intuito da un pezzo, ma da qui a diventare l’Europa di Monsieur Sarkò ce ne deve passare.

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